8 Marzo: il rischio della ritualità e l’importanza di dare continuità a certe battaglie

 

di Enza Iasevoli 

Negli ultimi anni, ho sempre più l’impressione che certe iniziative legate all’8 marzo siano più una risposta a un calendario che un’autentica volontà di cambiamento. Quando questa giornata si riduce a un gesto di facciata, si perde il senso profondo per cui è nata: ricordare le battaglie per i diritti delle donne e la necessità di continuare a lottare per una società più equa.

 

Quando le celebrazioni diventano rituali vuoti, rischiano di perdere la loro forza. L’8 marzo dovrebbe essere, invece, un’occasione per dare voce a percorsi, storie e sfide che esistono tutto l’anno. Se le iniziative fossero pensate con coerenza e continuità, potrebbero diventare strumenti di consapevolezza duratura, non semplici eventi da spuntare su un’agenda.

 

La lotta per i diritti, il rispetto e la parità di genere non si esaurisce in una singola giornata. È una battaglia quotidiana che richiede impegno, educazione e azioni concrete, per costruire un cambiamento reale, non solo simbolico. L’8 marzo può essere un momento di riflessione, ma il suo significato vive davvero solo se accompagna la nostra coscienza e le nostre azioni ogni giorno dell’anno.

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