di Tonino Scala
Il disegno di legge n. 1660, firmato dai ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto e noto come il nuovo Ddl Sicurezza, rappresenta un passo preoccupante verso la creazione di uno stato di polizia in Italia. Esaminando attentamente i vari articoli del disegno di legge, emergono numerosi elementi che minacciano le libertà civili e i diritti fondamentali dei cittadini, configurando un quadro legislativo allarmante.
Repressione della Libertà di Espressione
Uno degli aspetti più controversi del ddl è il cosiddetto “terrorismo della parola”. Questo concetto introduce pene severe, da due a sei anni di reclusione, per chiunque detenga o diffonda testi ritenuti capaci di incitare alla resistenza contro le istituzioni pubbliche. Questa formulazione vaga e soggettiva rischia di colpire duramente la libertà di espressione, rendendo possibile la criminalizzazione di opinioni critiche nei confronti del governo.
Revoca della Cittadinanza e Criminalizzazione dei Senza Tetto
L’articolo 7 introduce nuove norme sulla revoca della cittadinanza, il cui utilizzo rischia di essere arbitrario e discriminatorio. L’articolo 8, invece, inasprisce le pene per l’occupazione “arbitraria” di immobili, punendo con la reclusione da due a sette anni le persone senza casa e coloro che le assistono. Questa misura criminalizza la povertà e la solidarietà, rendendo ancora più vulnerabili le persone già in difficoltà.
Attacco al Diritto di Protesta
Il ddl reintroduce il reato di blocco stradale, utilizzato in passato per reprimere scioperi e cortei. L’articolo 10 prevede pene severe per chi non rispetta il divieto di avvicinamento alle pertinenze del trasporto ferroviario e per chi blocca la circolazione stradale in modo coordinato. Questa disposizione minaccia il diritto di protesta, uno dei pilastri delle democrazie moderne.
Colpire i Poveri e le Mamme
Gli articoli 12 e 13 rivelano un profondo disprezzo per i poveri e per le madri in difficoltà. L’abolizione dell’obbligatorietà del rinvio della pena per donne incinte e madri di bambini piccoli costringe le madri povere a partorire in carcere. Inoltre, chi chiede l’elemosina rischia di essere punito severamente, con sindaci che ottengono nuovi poteri per reprimere la povertà visibile.
Penalizzazione delle Proteste nei Centri di Detenzione
Un ulteriore elemento preoccupante è l’inasprimento delle pene per chi partecipa a proteste all’interno dei centri di detenzione per migranti. Le pene possono arrivare fino a vent’anni se durante le proteste si verificano lesioni, evidenziando un accanimento contro chi si oppone alle condizioni disumane di questi centri.
Impunità e Potere alle Forze dell’Ordine
Il capo 3 del ddl si occupa della “tutela” del personale di polizia, delle forze armate e dei vigili del fuoco, rafforzando l’impunità e il potere di queste categorie. In una logica di crescente militarizzazione, queste misure aumentano il rischio di abusi di potere e violazioni dei diritti umani.
Repressione delle Proteste Ambientaliste
Nelle parti finali del provvedimento, il ddl inasprisce le pene per i gesti di protesta ambientalista, come l’uso di vernice cancellabile su sedi istituzionali. Le sanzioni previste, che possono arrivare fino a tre anni di reclusione e dodicimila euro di multa, sono sproporzionate e mirano a soffocare il dissenso.
Potenziamento del Controllo Sociale
L’articolo 23 dedica particolare attenzione al potenziamento degli strumenti di controllo sociale, giustificato dalla necessità di prevenire il rischio di eversione dell’ordine democratico. Questo apre la strada a pratiche di spionaggio politico e controllo delle opinioni, caratteristiche tipiche di un regime autoritario.
In conclusione, il ddl sicurezza rappresenta una grave minaccia alle libertà democratiche in Italia. Esso colpisce duramente le libertà individuali, criminalizza la povertà e il dissenso, e rafforza un controllo sociale che ricorda tristemente le pratiche di uno stato di polizia. È fondamentale che la società civile, le organizzazioni per i diritti umani e le forze politiche democratiche si oppongano con determinazione a questa deriva autoritaria.
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