di Sirio Conte
Con la rielezione di Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione Europea giunge ormai al termine la fase aperta dalle elezioni del 9 giugno e la conseguente ridefinizione dei vertici dell’Unione.
L’esito di questo processo politico è senza dubbio caratterizzato da una sostanziale continuità con il mainstream neoliberista, rappresentato dal duo Von Der Leyen e Lagarde (presidente della BCE), che ci ha accompagnato nel corso degli anni tra furia privatizzatrice, smantellamento del Welfare e smania di guerra. Quasi a mitigare l’asprezza di queste politiche vi è una sorta di attenzione “green”, forse dovuta più all’esigenza di compiere un accordo con l’area politica ambientalista ed a rispondere a settori di opinione pubblica particolarmente sensibile a questi temi, che ad un effettivo convincimento sulla necessità di intraprendere una coerente azione ecologista.
Ma a destare preoccupazione è l’avanzare della destra estrema, in alcuni casi apertamente fascista, in molti paesi europei. In particolare nel nucleo dei paesi fondatori: infatti oltre ad aver conquistato in Italia il vertice del governo, queste forze sono cresciute anche in Germania e Francia. Certamente non vi è stato il paventato terremoto politico e la cosiddetta onda nera è stata fermata, grazie anche ai risultati dei paesi nordici. Inoltre l’esito delle improvvise elezioni politiche nazionali in Francia, con l’affermazione del Fonte Popolare, ha dato un colpo alle ambizioni di governo del RN di Marine Le Pen. Ma il rischio di una crescita delle forze reazionarie non è cancellato, la battaglia dovrà continuare.
Il punto è che proprio dal radicamento delle politiche neoliberiste, con l’aumento delle diseguaglianze, l’impoverimento di fasce crescenti di popolazione, i contraccolpi della guerra come elemento permanente, che trae nutrimento il neofascismo europeo.
La società nel capitalismo attuale vive una profonda crisi che si presenta sempre più come la condizione strutturale e non semplicemente transitoria. L’esperienza della pandemia ne è stata una proiezione: si passa ininterrottamente da una crisi all’altra in una sorta di loop politico/sociale determinando, per parafrasare Sraffa, produzione di crisi a mezzo di crisi. E così salta la coesione sociale ed evaporano principi che si ritenevano fondativi, la stessa società che Bauman definiva liquida, si acidifica e corrode legami e connessioni. I processi antropologici indotti dal nuovo sviluppo delle tecnologie comunicative annebbiano le coscienze collettive fondate sulla comune condizione sociale e creano identità posticce basate sul mix tra solitudine reale e tribalità virtuale, ritorna così, in forme nuove, la marxiana falsa coscienza come dispositivo di comando. La fabbrica del nemico per l’acquisizione di consenso, una delle costanti della storia umana, è sempre in funzione. Oggi è l’immigrazione che funge da catalizzatore delle inquietudini che percorrono il nostro continente, la grande arma di distrazione di massa che punta ad una guerra continua tra i penultimi contro gli ultimi nella gerarchia sociale.
Nel nostro paese il dato elettorale non presenta sostanziali novità nel confronto tra governo ed opposizione. Semmai mutano gli equilibri all’interno degli schieramenti. Infatti se il partito della Presidente del consiglio rafforza il suo peso nei confronti degli alleati, all’opposizione il buon risultato del PD e la forte affermazione di AVS (che quasi raddoppia in percentuale il risultato delle politiche) si accompagnano al vistoso calo del Movimento 5 stelle.
Per Sinistra Italiana il dato conferma la giustezza della scelta congressuale e l’intelligente definizione delle candidature principali. Su questo l’indicazione è di continuare nel percorso di circuito virtuoso tra capacità di opposizione in parlamento, con la meticolosa opera di elaborazione di proposte alternative ai provvedimenti retrogadi del governo, ed il lavoro paziente di radicamento sociale, culturale e territoriale. Anche il tema dell’unità delle forze antifasciste, sempre più va declinato a partire da pratiche collettive reali. Pensiamo a quella vera e propria cartina al tornasole rappresentata dall’iniziativa referendaria che vedrà combinare la battaglia contro l’autonomia differenziata con quella in difesa dei diritti sociali (a partire dall’abolizione del cosiddetto jobs act). Una vera e propria stagione di lotte che dovrà vederci anche protagonisti di una mobilitazione di massa per la pace e contro il genocidio del popolo palestinese.
Anche per queste ragioni va intrapresa la strada del rafforzamento della Sinistra attraverso una vera e propria stagione di partecipazione di massa, a partire da una ampia discussione pubblica che possa intrecciarsi con l’azione politica. A questo scopo sarebbe utile la creazione di una rivista, sia in formato cartaceo che digitale, come interfaccia fondamentale di tale operazione.
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