di Tonino Scala
C’è un sud che si ribella. C’è un sud che chiede rispetto. C’è un sud che firma per il suo futuro. L’approvazione della legge sull’Autonomia Differenziata rappresenta un grave attacco all’impianto costituzionale del nostro Paese. Proporre differenti livelli di autonomia tra le regioni a statuto ordinario divide l’Italia e danneggia sia il sud che il nord, impoverendo il lavoro, compromettendo le politiche ambientali, colpendo l’istruzione e la sanità pubblica, smantellando il welfare universalistico e penalizzando i comuni e le aree interne.
Il risultato straordinario ottenuto in pochi giorni con una raccolta di firme online che ha superato le 350 mila adesioni, e i numerosi banchetti in giro per il Paese, fanno ben sperare. Comune per comune, paese per paese, i comitati per dire no all’Autonomia Differenziata stanno nascendo e trovando terreno fertile, nonostante le città siano vuote e il caldo africano non sia certo d’aiuto. C’è consapevolezza in un sud considerato da troppo tempo appendice del Paese che questa norma rischia di spaccare realmente l’Italia, e non è propaganda.
I Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) riguardano i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio della Repubblica. Tuttavia, la declinazione dell’interesse nazionale in un dividendo immediato per l’appetito di minoranze organizzate prospetta un futuro in cui ci saranno due sistemi scolastici regionali autonomi, il lombardo e il veneto, con risorse aggiuntive che miglioreranno l’offerta formativa, mentre il sistema nazionale verrà decapitato. Lo stesso schema potrà replicarsi per le sovrintendenze e per una consistente parte delle ventitré materie per le quali si invoca l’autonomia differenziata.
Sanità, trasporti, scuola, contratti differenziati: questa norma mina l’unità nazionale. Se il bilancio dello Stato si ridimensiona, come farà quest’ultimo a garantire i diritti su tutto il territorio nazionale? «Il ritorno di competenze aggiuntive alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e per le finanze pubbliche», afferma la Commissione Europea nel suo rapporto annuale. Il Country Report, redatto ogni anno, contiene raccomandazioni su politiche economiche, di bilancio, sociali, strutturali e occupazionali.
Ma non è un problema solo per il sud, ma per l’intero Paese. Lo Stato, per definire e garantire i LEP in tutta la nazione, dovrà spendere molto. Per farlo, dovrà ridurre la spesa pubblica, aumentare le tasse e/o incrementare il debito.
Il sovranismo leghista, che prima o poi la Lega pagherà caro, invece di rafforzare la statualità, con il federalismo strappato dalle regioni forti allo Stato ci consegna una sovranità nazionale monca, da cui possono nascere solo conflitti e frustrazioni.
Allora, firmiamo. L’obiettivo è ambizioso ma possiamo, anzi dobbiamo, lavorare per tenere unito questo Paese. Ogni firma è un passo verso un’Italia più giusta e coesa, dove i diritti fondamentali non sono un privilegio di pochi, ma una realtà per tutti.
Non lasciamo che l’autonomia differenziata divida ciò che è stato faticosamente unito. Insieme, possiamo costruire un futuro migliore per l’intera nazione.
Se non hai ancora firmato ecco il link:
https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500020
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