di Sirio Conte
Venerdì 29 novembre CGIL e UIL hanno proclamato uno sciopero generale contro la proposta di manovra economica presentata dal governo della destra.
Proprio a partire dalla critica netta alla legge di bilancio definita dal governo Meloni, i sindacati disegnano una proposta alternativa che punta a riportare il lavoro al centro dell’attenzione pubblica e costruire una società che sia davvero a misura di lavoratori, pensionati, giovani e precari.
Donne ed uomini che, con il proprio lavoro, portano avanti il Paese tra mille difficoltà. Ed è proprio in questa direzione che si muove la piattaforma dello sciopero.
Oggi ci troviamo di fronte ad una vera e propria perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati prodotta da un’inflazione galoppante mentre crescono a dismisura profitti e patrimoni insieme a precarietà, sfruttamento, lavoro nero e sommerso.
Abbiamo un ulteriore indebolimento del welfare pubblico con tagli a sanità, istruzione, trasporto pubblico, enti locali mentre nessuna risposta viene data all’emergenza abitativa, nessun incremento delle risorse destinate a disabilità e non autosufficienza.
Ci troviamo anche nel pieno di una vera e propria emergenza contrattuale visto che molti sono ancora al palo e quelli rinnovati non rispondono alle reali esigenze salariali. Pensiamo al pubblico impiego cui viene coperto soltanto appena un terzo dell’inflazione. Il tanto sbandierato taglio del cuneo fiscale in realtà viene pagato dai lavoratori con il maggiore gettito Irpef. Per non parlare poi delle politiche fiscali che riducono la progressività, attraverso condoni e concordati, favorendo così gli evasori e gli speculatori. Al tempo stesso, quasi a suggellare il patto tra governo e padroni, non viene neanche ipotizzato un benché minimo intervento sugli extraprofitti.
Per l’ennesima volta vengono colpite le pensioni, nonostante le false promesse della campagna elettorale. Anzi si evidenza perfino un peggioramento della legge Monti-Fornero che si applicherà al 99% dei lavoratori. Con la rivalutazione degli assegni previdenziali che è largamente insufficiente, si aggiunge la beffa di un aumento di soli tre euro al mese per le pensioni minime. Infine questo governo dimostra la totale assenza di una politica industriale degna di questo nome: tra ritardi nel Pnrr e nessuna strategia per il Sud. Ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’attacco alla libertà di dissenso contenuto del ddl cosiddetto “sicurezza”, un modo per mettere in difficoltà chiunque si opponga a questo governo scandaloso.
Le proposte sindacali sono chiare a partire dal reperimento delle risorse finanziarie: “Bisogna andare a prendere i soldi dove sono”: extraprofitti, profitti, rendite, grandi ricchezze, evasione fiscale e contributiva. Così come tagliare gli sprechi, le spese inutili e quelle che puntano ad arricchire i soliti noti. Occorre prevedere un finanziamento straordinario per sanità, servizi sociali ed educativi pubblici, per la non autosufficienza, l’istruzione, la ricerca. E diventa sempre più urgente il varo di una misura universale a contrasto della povertà, compresa la povertà educativa.
Bisogna rinnovare subito tutti i contratti pubblici e privati per aumentare il potere d’acquisto, con detassazione degli aumenti. Serve una piena rivalutazione delle pensioni ed è necessaria una riforma del sistema previdenziale che superi la già citata Monti-Fornero.
I sindacati chiedono poi di adottare una seria politica industriale. Nella manifattura e nei servizi sono urgenti investimenti che sappiano difendere l’occupazione – anche col blocco dei licenziamenti -, insieme alla creazione di nuovo lavoro per costruire un modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale, infine, la tutela di salute e sicurezza e il contrasto alla precarietà, cambiando le leggi sul lavoro.
Per questo l’Italia del lavoro scende in piazza. Il 29 sarà una giornata di manifestazioni territoriali in tutte le regioni, da Nord a Sud. In tante città della penisola verranno organizzano cortei, presidi, iniziative di protesta. Un messaggio forte che sarà impossibile ignorare.
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