di Tonino Scala
La scomparsa di Lino Polito lascia un vuoto che si fa fatica anche solo a descrivere. Era il lontano 1992 quando lo incontrai per la prima volta, al mio debutto come candidato al consiglio comunale. Avevo appena 18 anni, e ricordo nitidamente quel primo incontro di gruppo con Lino, che come me era stato eletto consigliere. A quei tempi il sindaco si sceglieva tra i consiglieri, non esisteva ancora l’elezione diretta.
Il nostro primo approccio fu quasi comico: gli davo del “lei”, formale e rispettoso com’ero. Lui, con un sorriso deciso e quel tono che non ammetteva repliche, rispose secco: “I compagni si danno del tu.” E sì, perché Lino Polito era un compagno nel senso più autentico e nobile del termine. Uno di quelli che portava sulle spalle con fierezza la storia, i valori, le lotte. Uno di quelli che dedicava la vita a combattere le disuguaglianze e a costruire un futuro migliore per tutti.
Quegli anni, i primi cinque della nostra consigliatura, furono straordinari. Anni di lotta, di sogni, di governo. Tutti avevamo Lino in testa, e, scusate il gioco di parole, Lino aveva in testa il cambiamento. Era un’epoca in cui ci sembrava possibile proiettare la nostra città in una nuova dimensione, dopo anni di malgoverno e ingiustizie. Non fu facile, ma furono anni di conquiste, di crescita, di speranze.
Lino era un comunista, uno di quelli veri. Uno che non rinnegava mai la propria storia, ma la portava come un’armatura, con fierezza. Era un uomo che ti faceva sentire orgoglioso di essere comunista, di credere in un mondo più giusto. La sua visione andava oltre il presente: aveva una straordinaria capacità di vedere ciò che ancora non c’era, di sognare una città e un mondo migliori, e di lavorare perché quei sogni diventassero realtà.
Quando scelse di non seguire la linea del Partito Democratico, lo fece con la stessa coerenza che aveva sempre contraddistinto le sue azioni. Per lui non esistevano vie di mezzo: o il bianco o il nero, o l’impegno per ciò che era giusto o il compromesso che non avrebbe mai accettato. Era un uomo delle scelte nette, delle idee chiare, delle battaglie senza compromessi.
In questa foto, che ci ritrae insieme, ricordo quel giorno con affetto e gratitudine. Era il 2018, ero impegnato in un volantinaggio al gazebo per sostenere la mia candidatura alle elezioni amministrative. Lui venne, con la sua presenza discreta ma carica di significato, a darmi il suo sostegno. Quel gesto, così semplice e allo stesso tempo così potente, non lo dimenticherò mai.
Mi guardò e, con quel sorriso ironico che lo caratterizzava, mi disse: “È difficile, quasi impossibile, ma qualora dovessi diventare sindaco, verrò a fare l’assessore con te. Sarei un ottimo assessore alla viabilità.” Era una sfida contro tutto e tutti.
Quelle parole, a metà tra una battuta e un incoraggiamento sincero, racchiudevano tutta la sua capacità di sdrammatizzare senza mai smettere di credere nei sogni. Anche in un gesto così piccolo c’era tutta la sua grandezza, quel modo unico di far sentire il proprio supporto, senza risparmiarsi mai.
Che la terra ti sia lieve, Lino. Alla tua famiglia, ai tuoi figli, ai compagni, a chi ti ha voluto bene, va il mio più grande abbraccio. E a te, che ci hai insegnato a credere, a lottare e a non arrenderci mai, il mio saluto pieno di gratitudine e nostalgia.
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