Addio ad Aldo Tortorella, il Partigiano Alessio: una vita per la sinistra e la ricerca del rinnovamento

di Tonino Scala

 

A 98 anni ci ha lasciati Aldo Tortorella, storico dirigente del Partito Comunista Italiano, giornalista, intellettuale e partigiano con il nome di battaglia Alessio. Una vita lunga e intensa, attraversata da momenti cruciali della storia italiana e internazionale, in cui ha sempre mantenuto uno spirito critico e una profonda dedizione alla ricerca politica e culturale.

Dalla Resistenza al PCI: il percorso di un militante appassionato

Tortorella iniziò giovanissimo il suo impegno nella Resistenza, combattendo prima a Milano e poi a Genova, dimostrando coraggio e determinazione nella lotta contro il nazifascismo. Dopo la Liberazione, il Partito Comunista lo incaricò della direzione dell’Unità, prima a Genova e poi a Milano, riconoscendogli grandi capacità organizzative e di scrittura.

Allievo del filosofo Antonio Banfi, coltivò sempre una profonda passione per la cultura, mantenendo un approccio lucido e lontano dalle eccessive semplificazioni propagandistiche. Il suo PCI era un partito che sapeva dialogare, riflettere e correggersi, pur mantenendo salda la propria identità.

Il difficile rapporto con l’Unione Sovietica: dall’Ungheria a Praga

Uno dei momenti più complessi del suo percorso politico fu il 1956, quando la rivolta ungherese fu repressa con i carri armati sovietici. Tortorella non nascose mai la propria delusione e il disagio di fronte a quell’evento e confessò che in quel momento fu tentato di lasciare il partito. Tuttavia, decise di restare e lavorare dall’interno per un rinnovamento, convinto che l’ideale socialista dovesse emanciparsi dalle logiche autoritarie.

Quando, nel 1968, i carri armati sovietici schiacciarono la Primavera di Praga, il PCI reagì diversamente rispetto al ‘56, e Tortorella fu tra coloro che sostennero una critica netta e severa. Per lui, la lotta per una società più giusta non poteva essere disgiunta dalla libertà e dalla democrazia.

L’era Berlinguer e l’apertura culturale del PCI

Eletto alla Camera dei Deputati, divenne uno degli uomini più vicini a Enrico Berlinguer, entrando nella sua segreteria e assumendo la responsabilità del settore cultura. In questo ruolo, aprì il PCI a nuovi orizzonti, promuovendo il dialogo con il femminismo, l’ambientalismo e il mondo intellettuale, cercando di costruire un partito capace di leggere il cambiamento della società.

La morte di Berlinguer segnò una svolta nel PCI e aprì la strada a un processo di trasformazione che culminò con lo scioglimento del partito dopo la caduta del Muro di Berlino.

La battaglia contro la fine del PCI e la nascita di Critica Marxista

Tortorella fu tra i dirigenti che si opposero al cambio del nome e alla trasformazione del PCI in PDS, temendo che non si trattasse solo di una questione simbolica, ma di una svolta sostanziale che avrebbe portato alla dispersione di un grande patrimonio politico e culturale.

Rimase comunque nel PDS, assumendo una posizione critica, e lavorò per mantenere viva una riflessione teorica all’interno della sinistra. In questo contesto, assunse la direzione della storica rivista Critica Marxista, che diresse fino alla fine, insieme ad Aldo Zanardo.

Fondò con Giuseppe Chiarante l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto per elaborare una nuova identità della sinistra italiana, senza perdere le proprie radici.

L’ultimo impegno: la difesa della Costituzione

Negli ultimi anni, Tortorella fu attivo nelle battaglie per la difesa della Costituzione, schierandosi contro le riforme che ne minavano i principi fondamentali. Nel 2011, dopo i referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare, promosse la nascita dell’ARS (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra), e successivamente contribuì alla campagna per il NO al referendum costituzionale di Renzi, sostenendo il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.

Un’eredità di pensiero e di impegno

Aldo Tortorella non è stato solo un dirigente politico, ma un intellettuale rigoroso e un esempio di coerenza. In uno dei suoi ultimi scritti su Critica Marxista, rifletteva sulla crisi della sinistra e sul rischio di una progressiva omologazione al modello liberista:

“Le sinistre, anziché praticare la loro omologazione al modello liberista oppure, all’opposto, vivere le parole d’ordine di un mondo che non c’è più, dovrebbero lavorare per compiere un’analisi il più precisa possibile della realtà mutata, in modo da poter ridefinire il proprio stesso essere e le proprie finalità, evitando di perdere la propria anima o di apparire come zombie.”

Le sue parole suonano come un monito ancora attuale. Oggi, in un mondo dominato da giganti tecnologici che incidono sempre più sull’opinione pubblica e sulla politica, la sinistra avrebbe bisogno di quello spirito critico e della curiosità intellettuale che Tortorella ha sempre coltivato.

Aldo se n’è andato, ma il suo insegnamento resta un’eredità preziosa per chiunque voglia costruire una sinistra capace di comprendere il presente e immaginare il futuro.

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