di Tonino Scala
Ferme restando la diversità e la distanza politica da Stefano Caldoro, riteniamo che non vada lasciata cadere la denuncia che il candidato alla Presidenza della Regione per il Centro Destra ha fatto questa mattina in un’intervista a “Il Quotidiano del Sud” edizione di Salerno.
Le liste elettorali del centrosinistra costruite in assessorati quello alla Formazione, con i centri di formazione, quello all’Industria con i vertici delle Asi. Un sistema criminogeno elettorale dove i partiti sono stati esautorati del proprio ruolo. Le partecipate, come nel modello Salerno d’altronde, che utilizzate da un sistema di potere diventano una gioiosa macchina da guerra elettorale all’interno della quale la politica non ha più un ruolo.
Sono fatti di una gravità inaudita, perché avvengono con una disinvoltura imbarazzante. In Campania si va parecchio oltre la Questione Morale di berlingueriana memoria, perché non ci troviamo di fronte solo a un’occupazione militare di tutti gli spazi della vita pubblica da parte del potere regionale, ma a un vero e proprio mercimonio amministrativo che mina fortemente la democrazia. C’è un cedimento ai satrapi di periferia con l’occupazione sistematica delle istituzioni.
È molto grave che le forze politiche che compongono quella coalizione, in particolar modo il Partito Democratico, che annovera tra le sue fila ex magistrati, alcuni con ruoli dirigenti, stiano a guardare come se nulla fosse. Le istituzioni dovrebbero essere depositarie dell’interesse generale, non utilizzate ad usum delphini.
Oggi più che mai è necessario difendere le istituzioni dai “bulletti” di periferia che le hanno invase. Le forze politiche tutte, al di là delle differenze di impostazione politica, ideologica e culturale, dovrebbero sentire la necessità di difendere i meccanismi di funzionamento democratico del processo decisionale, denunciando i rapporti fra potentati economici e istituzioni politiche, nonché le forme determinate di controllo a monte e di verifica a valle dei provvedimenti legislativi che implicano l’impiego di risorse pubbliche.
Sarebbe innanzitutto compito dei partiti, o almeno di quelli che ancora si dicono tali, attivare dei meccanismi di controllo di queste dinamiche. A meno di non sacrificare tutto alle ragioni elettorali. Forse così si vincerà ma sicuramente la politica tutta ci perderà. Di credibilità e di autorevolezza.
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