Rita La Bruna capolista in Irpinia per Terra – Intervista

Di Giuseppina Buscaino Nebbia

La pandemia ci ha insegnato che ci si salva solo tutti insieme, noi esseri umani e ambiente. La crisi planetaria che è sfociata nel covid 19 potrebbe mettere a rischio la nostra stessa esistenza, la lista Terra è nata per combattere una deriva dalla quale potremmo non rialzarci più, e vuole mettere al primo posto la salute delle persone, delle comunità e degli ecosistemi. L’ambiente non è un tema tra gli altri, ma il fulcro su cui si gioca la sopravvivenza della nostra specie sul pianeta. Non si può affrontare il nodo del lavoro senza mettere mano alla questione della riconversione ecologica e dell’approvvigionamento energetico. Rita Labruna, militante della sinistra e attivista sociale è la candidata capolista della lista Terra in Irpinia al Consiglio Regionale Campania. Ecco l’intervista:

Da cosa è nata l’idea di candidarti nella lista Terra?
R) Si parla spesso di ambiente, ecologia, sostenibilità. Troppe volte si sganciano questi temi dai diritti sociali e dal concetto “largo” di bene comune. Ecco le nuove generazioni ci hanno dimostrato coi Frydays For Future che l’ambiente è il nodo centrale del dibattito sui modelli di economia e sviluppo. In un territorio, bellissimo, come quello campano, ma vilipeso e martoriato negli anni da tanti scempi ed abusi, i drammi ambientali travolgono ogni aspetto della nostra vita di cittadini, dal lavoro alla sanità, passando attraverso i diritti inviolabili. La Campania della terra dei fuochi, dell’eolico selvaggio, delle trivellazioni in montagna, delle speculazioni edilizie , delle coste e dei fiumi corrotti dall’inquinamento ( Valle del Sabato ne è l’esempio), delle micro discariche a cielo aperto. Difendere l’ambiente, la natura, significa tutelare e difendere gli interessi collettivi, combattere le disuguaglianze sociali e la precarietà. Terra è un progetto che parte da queste “urgenze” per abbracciare i bisogni delle persone, dei cittadini e delle comunità più deboli, per questo ho accettato di candidarmi.

De Luca alla Rocca dei Rettori (Bn) ha detto che bisogna investire nell’edilizia ospedaliera. Pensi sia una buona idea?
R) Investire sull’edilizia ospedaliera è sacrosanto, ma investire nella medicina territoriale e diffusa lo è di più! Detto questo è però, ancora di più sacrosanto raccontarsi la verità, completare le opere, recuperare gli immobili inutilizzati e abbandonati a sé stessi, andava fatto da subito nei mesi dell’emergenza sanitaria Covid, ma non è stato fatto! Sul nostro territorio, quello irpino tutto questo è evidente: abbiamo nella città capoluogo le strutture dell’ex Capone, ex Maffucci, l’ex Moscati, strutture abbandonate da anni che potevano e possono essere rese immediatamente fruibili. In una logica concreta e realista, che guarda ai fatti, De Luca predica bene e razzola male, nei mesi scorsi ha svuotato i presidi tradizionali e sui Covid Hospital tenta di ri-costruire la propria fortuna, eppure tutti devono sapere che dei tre reparti di emergenza due non sono mai entrati in funzione perché non sono stati mai ultimati e quindi siamo stati fortunati. Dodici milioni di euro sono stati spesi nello stesso tempo in cui erano vuoti i reparti dell’Ospedale del mare, depauperando altri ospedali già in crisi di organico , proprio quando si potevano riattivare, ri-funzionalizzare le strutture ferme, o anche i padiglioni inutilizzati delle Università. Senza contare i trasferimenti di pazienti da ospedali pubblici a cliniche private, con una altissima spesa per la regione, di fatto come troppe volte accade incassano i gestori delle cliniche private, il pubblico paga rette, salate, stabilite dall’accordo quadro e questi sono “imprenditori” sanità privata che non rinnovano il Contratto Nazionale di Lavoro ai dipendenti da oltre 14 anni, facendo affari e concorrenza sleale al pubblico, tanto a pagare siamo sempre noi cittadini. Su questi temi, molto controversi, indaga la Procura di Napoli, al vaglio della magistratura sono ipotizzati i reati di turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture. Per ora gli indagati sono quattro tra cui la dirigente dell’ufficio di Gabinetto della Giunta regionale, nei giorni più complicati dell’emergenza il consigliere Cascone pur non essendo nell’unità di crisi, collegava Soresa con fornitori di materiale sanitario. C’è poi un dato di fatto: i lavori per la realizzazione del centro Covid sono iniziati 2 giorni prima che l’Asl Napoli 1 richiedesse la formalizzazione dell’offerta e cinque giorni prima dell’assegnazione definitiva dell’appalto. Per cui ci sono troppe cose che evidenziano i fatti differenti dalle parole. Terra parte proprio dal valore della salute dei cittadini, dalla manutenzione, dalla tutela dell’ambiente ma anche dalla prevenzione secondaria. Questo significa Servizi di Sanità Pubblica accessibili a tutti e diffusi sui territori della regione Campania. E’ ben noto che il decreto Calderoli destina fondi più cospicui alle regioni demograficamente meno giovani ma non a quelle la cui popolazione si ammala di più, eppure la gratuità delle spese assistenziali è garantita in Costituzione. E’ assolutamente prioritario pensare a un Piano Sanitario Pubblico specifico per le zone ad alto rischio sanitario e garantire l’accesso gratuito ai protocolli di prevenzione per i tumori e le malattie asbesto correlate.

La legge regionale 15 del 2015 spinge verso la gestione privata dell’acqua attraverso accorpamenti di acquedotti da affidare poi a un unico gestore privato. L’ACS spa rientra nel progetto. Cosa bisognerebbe fare per contrastare questo progetto che non rispetta 2
milioni e 400 mila elettori campani?
R) Questo è un tema delicatissimo in cui, il Referendum del 2011 sull’Acqua Pubblica è rimasto disatteso, le discussioni in Parlamento con la proposta “Daga” sono ferme, mentre la legge regionale 15 del 2015, ha sostanzialmente fatto la “furbata” di preservare le gestioni comunque esistenti e di prevedere degli accorpamenti funzionali. Tutto questo comporta il mantenimento della presenza di multinazionali private che gestiscono parte del territorio campano e che in molti casi sono state anche “aiutate” con finanziamenti cospicui per chiudere il Ciclo completo del Servizio Idrico Integrato. Nella definizione di questa legge si è vista la pochezza di tanti dirigenti politici, amministratori, asserviti al potere costituito che alla “bisogna” pensano di lanciarsi in carriere politiche o “manageriali” in aziende collegate al sistema di potere costituito. Esempi ne sono le candidature del presidente Alto Calore Ciarcia e del presidente di Gesesa Abbate, non voglio pensare che questa sia la conclusione per far prendere Alto calore da Gesesa sotto la “direzione” politica di De Luca. Per smantellare queste criticità servono risorse economiche e progetti fattuali che sono a terra ma non vengono usati e fatti decollare, inoltre si dovrebbe riscattare la parte delle quote private per ripubbliccizare tutto il sistema idrico integrato, che va dall’erogazione dell’acqua potabile alla depurazione efficiente, passando per l’ammodernamento delle reti infrastrutturali. Dobbiamo ripartire dalla consapevolezza delle comunità e dei cittadini e non dagli interessi di pochi.

Cosa ne pensi dello schieramento di De Luca che comprende De Mita, Mastella, Cirino Pomicino, Giulio Di Donato, Nicola Cosentino?
R) Le storie personali e politiche parlano di queste persone e volevo quasi finire con “ E ho detto Tutto..” alla Totò ma è davvero un’accozzaglia. Le forze della conservazione, i poteri dei “culi di pietra”, che si perpetuano. De Luca, per questi personaggi, è il carro su cui salire, rappresenta l’approdo più conveniente in questa fase, eppure molti di loro sedevano fra i banchi dell’opposizione , fino a qualche giorno fa, proprio contro De Luca. Caldoro nel 2010 aveva fatto lo stesso, mettendo insieme proprio i Mastella, Pomicino, Cosentino, De Mita, gli stessi che allora De Luca indicava come preistoria politica, dicendo all’epoca di provare vergogna al solo pensiero della Campania nelle loro mani. Il quadro è desolante: ci sono molti nomi dell’ex Forza Italia: Raffaele Coppola, Flora Beneduce, Paola Raia. In questo insieme di veterani del trasformismo contano più i nomi che le idee e la dignità. Una politica incapace di stare dietro ai bisogni delle persone, e risolverli, ma che pensa di rappresentare tutto e il contrario di tutto, deve essere evitata, va demolita dai votanti!. Se tutto diventa giustificabile non sopravvive il dibattito politico che guarda al futuro, alle persone. La politica non può essere una entità staccata dal Bene Comune Collettivo, unicamente stagnante negli interessi individuali e delle singole ambizioni del potere fino a se stesso. La gente è stanca di assistere sempre allo stesso circo e vuole contenuti. Terra abbraccia la sua comunità, i bisogni delle persone, non insegue nomi ed immagini ma idee concrete, vere. Le persone che ci stanno mettendo la faccia lo dimostrano, con le loro storie personali e in alcuni casi con la loro storia politica e sociale.

Secondo gli ultimi dati Istat, Avellino fra tutte le provincie italiane, si colloca al 26esimo posto per tasso disoccupazionale. Cosa si potrebbe fare per risolvere questo annoso problema? Crisi ambientale e crisi sociale credi siano connesse?
R) Esiste un nesso sempre più evidente fra le disuguaglianze, le divaricazioni sociali e la crisi ambientale. Partendo dal presupposto che dove i divari di reddito sono più alti le condizioni ambientali sono peggiori. I grandi divari di ricchezza in fondo consentono ai nemici dell’ambiente di mettere in piedi una visione di sviluppo che contrappone lavoro, salute e ambiente. Tutto questo indebolisce la lotta per una qualità di vita migliore. I poteri forti costituiti, ad esempio indeboliscono chi difende le comunità piccole e locali dalle grandi opere invasive o dalle discariche. Questo è ben chiaro nel nostro paese: mi viene in mente l’Ilva di Taranto dove il ricatto occupazionale viene fuori nelle tante vertenze che contrappongono ancora lavoro e salute. Ribadisco, la crisi ambientale colpisce soprattutto i ceti sociali più deboli e i territori, e le disuguaglianze accentuano la crisi ambientale: è un vero e proprio circolo vizioso. Troppi vivono in quartieri degradati, mentre bisogna ripensare la riqualificazione dei centri urbani,storici, e riprendere il tessuto umano e urbano delle periferie abbandonate. Le energie rinnovabili , le infrastrutture, si diffondono secondo un modello disattento allo sviluppo locale. Ecco se giustizia sociale e giustizia ambientale vanno a braccetto in Campania la crisi sociale si fa sentire in tutta la sua gravità, la Campania è tra le peggiori regioni in Europa per disoccupazione giovanile e femminile: nel contesto provinciale irpino, ho visto intere generazioni emigrare e vedo la sofferenza di chi cerca di restare. Siamo precari, sottopagati, soggiogati da un modello clientelare di sviluppo, che giorno dopo giorno sempre di più compromette il Futuro. Un segnale inequivocabile che indica i fallimenti di Caldoro prima e De Luca dopo sulle politiche giovanili proclami senza realizzare. Il mio sguardo, pensiero, in questi giorni va a tutte e tutti quei giovani che si sono spostati e che hanno vissuto l’angoscia del lockdown lontani dalle loro famiglie, il panico dei mesi della chiusura totale, spesso in una situazione lavorativa incerta. E guardo anche allo scandalo del concorsone: centinaia di idonei attendono notizie e probabilmente saranno esclusi ingiustamente da quel piano assunzionale tanto decantato da De Luca. C’è bisogno di un piano lavoro vero e concreto che possa evitare la desertificazione delle nostre provincie, investendo nell’assunzione nei servizi pubblici svuotati in questi anni di competenze e di linfa vitale.

In Irpinia si contano 125 siti potenzialmente inquinati, c’è il rischio delle trivellazioni petrolifere. In agricoltura si utilizzano antiparassitari e diserbanti che si disperdono nell’ambiente. La Green economy potrebbe dare nuovo impulso all’economia locale?
R) L’impatto delle produzioni agricole intensive e industriali sono sicuramente concausa dei disastri ambientali anche a pochi chilometri da noi, le immagini del Sarno, del Sabato, di Lago Patria della costa di Castel Volturno sono un colpo perchè rappresentano la necessità di un ridisegno dei modelli produttivi. Dobbiamo renderci conto che siamo solo parte della comunità degli esseri viventi, ma come umani siamo la specie più invadente, di un fragile e superbo ecosistema. La riorganizzazione del sistema produttivo agricolo intensivo e industriale non è più procrastinabile e il tema ambientale non deve e non può più essere relegato a argomento ideologico per persone incapaci di pensare alla complessità economica. L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca dell’Ambiente) meno di due mesi fa, nella presentazione dei dati sulla condizione ambientale mostra come l’uso dei pesticidi sia impattante sulla qualità dell’acqua, e secondo loro “a preoccupare sono soprattutto i pesticidi nelle acque superficiali il 24,4 % dei punti monitorati mostra concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale,il 6% nelle acque sotterranee”. Le acque pulite del Sarno, di Castel Volturno non dovrebbero essere solo una conseguenza di un evento straordinario quale una pandemia ma un obiettivo che Noi politici, Noi Istituzioni dobbiamo mettere al centro dell’agenda programmatica Regionale. Non sono solo velleità di candidata che ha a cuore la propria terra e la propria Regione se tutti abbiamo avuto modo di verificare che dalla contrazione forzata delle attività produttive, invasive, è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali, per cui la sfida è far sì che le condizioni migliori non siano transitorie e socialmente sostenibili. La lista Terra nasce da esperienze territoriali eterogenee ma ha il medesimo obiettivo: raccogliere la sfida di ripensare le produzioni tenendo conto degli impatti ambientali. Una sfida ambiziosa perchè deve mediare tra diversi interessi in gioco, per questo necessaria, perchè tutto si contratta in democrazia e la presenza di Terra in consiglio regionale Campania è utile per questo.

Il modello di sviluppo economico influenza le politiche ambientali tanto quanto influisce sulla politica del lavoro e sullo stato sociale. C’è quindi un collegamento fra ecologia e modelli di sviluppo?
R) credo che prima di poter parlare di modello di sviluppo sia necessario definire gli obiettivi o, in senso lato, un immaginario comune a cui poi si legano strategie e modelli. Che immaginario comune abbiamo d’Irpinia e della Regione Campania da qui ai prossimi 5-10 anni? Che immaginario comune abbiamo avuto negli scorsi 5-10 anni? In Italia, in Campania, l’irpinia ha un potenziale agricolo e industriale che si fonda interamente sulle intuizioni e la testardaggine di molti imprenditori che provano a resistere in territori in cui perfino le condizioni di partenza non sono eguali; banalmente un’impresa agricola di Monteverde; Carife non ha la stessa qualità di infrastrutture sia materiali che immateriali di un’impresa agricola di Montoro, Taurasi eppure anche per queste ultime non stiamo parlando delle migliori infrastrutturali del mondo, anzi. Di quale sviluppo possiamo parlare se non riconosciamo neanche gli asset su cui puntare contribuendo però a migliorarli? L’agricoltura, la ruralità dell’eccellenza, e il turismo non massificato senza un piano trasporti e un ammodernamento delle reti viarie ferro gomma, saranno solo ”cattedrali nel deserto” rette solo dal sacrificio e capacità di singole imprenditori e di singole proloco. Come possiamo parlare di turismo in una provincia in cui le corse del trasporto pubblico per le aree interne sono diminuite del 30% rispetto a 5 anni fa? Come possiamo parlare di turismo paesaggistico se pensiamo a opere mastodontiche di tunnel passanti per Montevergine e non siamo neanche in grado di ripulirla dai rifiuti o controllarne gli sversamenti abusivi! Che sviluppo può esserci senza individuare le potenzialità e le criticità per arginarle? Agricoltura, energie rinnovabili, turismo ecosostenibile sono per me punti fondamentali di un nuovo modello industriale che potrebbero migliorare la qualità della vita degli irpini e contribuire al ritorno di ragazzi e ragazze che in giro per l’Italia sono diventati: ingegneri energetici o mecatronici, biologi, agronomi, architetti e che potrebbero contribuire ad ammodernare il sistema urbano e imprenditoriale irpino. In sostanza è necessaria una maggiore attenzione per la gestione del territorio, delle diverse aree protette, ZPS, SIC, dei vari Parchi e penso ad esempio al Parco del Partenio e al bacino imbrifero irpino il maggiore del Mezzogiorno che va accudito ed è una risorsa fondamentale per tutto il sud. Le scuse non bastano più.

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