Agerola ricorda Peppino Impastato: “100 passi per non dimenticare”

Agerola ricorda Peppino Impastato: “100 passi per non dimenticare”

 

Questa mattina ad Agerola si è respirato il senso profondo della memoria e dell’impegno civile. Nell’ambito del Marzo della Legalità, che accompagnerà gli studenti fino al 21 marzo, giornata dedicata al ricordo di tutte le vittime di mafia, gli alunni dell’I.C. Salvatore Di Giacomo – Enrico De Nicola hanno avuto l’opportunità di incontrare Giovanni Impastato, fratello di Peppino, giornalista e attivista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro.

L’incontro, promosso e organizzato dall’Ic Salvatore Di Giacomo – Enrico De Nicola da sempre sensibile a questi temi, è stato preceduto da un corteo partito dall’ingresso della Colonia Montana, con Giovanni Impastato in testa, simbolicamente a guidare quei “100 passi” che separavano la mafia dalla libertà, la paura dalla denuncia, il silenzio dalla resistenza. Un cammino che oggi diventa metafora di un impegno collettivo per la giustizia e la verità.

Giunti nell’aula magna dell’Università del gusto, gli studenti hanno avuto modo di dialogare con Giovanni, ponendo domande sulla figura di Peppino, sulla sua lotta contro Cosa Nostra e sull’importanza della legalità oggi. Un momento di confronto autentico, in cui il passato si è intrecciato con il presente, diventando lezione di cittadinanza attiva.

Intorno alle 11, all’iniziativa si è unito anche il Prefetto di Napoli, Michele Di Bari, sottolineando l’importanza della memoria come strumento per costruire una società libera dalle mafie.

Emozione, ricordo, passione. Tre parole che racchiudono il senso profondo di questa giornata. Vedere quest’uomo, che ha trasformato il dolore in impegno, è qualcosa di straordinario.

Giovanni non ha mai smesso di camminare lungo quei 100 passi che separano la rassegnazione dalla speranza, l’omertà dalla denuncia, la paura dal coraggio. Nel suo sguardo c’è la memoria di Peppino, nella sua voce la forza di chi sa che la battaglia per la giustizia non si ferma davanti alle minacce, agli ostacoli, al tempo che passa.

Le mafie, le camorre possono essere sconfitte. Non è un’utopia, è un dovere. Un cammino che si compie ogni giorno, nelle scuole, nelle piazze, nelle parole di chi non si arrende. E oggi, ad Agerola, insieme ai ragazzi, abbiamo fatto un altro passo in questa direzione. Perché la memoria è il primo seme della libertà.

L’evento di Agerola si inserisce in un percorso più ampio di sensibilizzazione che, attraverso la scuola, coinvolge le nuove generazioni nella costruzione di un futuro diverso, fatto di responsabilità e consapevolezza verso il 21 marzo. Il 21 marzo non è solo il primo giorno di primavera. È il giorno in cui, simbolicamente, la vita rinasce nel nome della memoria e della giustizia. È la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, un’occasione per fermarsi, ricordare e soprattutto agire. Dietro ogni nome, dietro ogni volto strappato alla vita dalla violenza mafiosa, c’è una storia che non può essere dimenticata. Ci sono famiglie che hanno trasformato il dolore in resistenza, comunità che hanno scelto di non abbassare la testa, giovani che ogni anno scendono in piazza per dire basta.

L’impegno è la risposta alla violenza, la memoria è il seme che genera coscienza. Ricordare non è un gesto formale, è un atto di responsabilità collettiva. Perché solo tenendo viva la memoria possiamo costruire un futuro senza mafie, senza paura, senza silenzi.

Perché ricordare Peppino e tutte le vittime di mafia non è solo un dovere, ma un atto di resistenza.

Alla fine della giornata è stata inaugurata una panchina nel parco della Colonia, con incisa una frase di Peppino Impastato: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, le si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.”

 

 

 

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