Annamaria De Stefano candidata per Terra alle regionali – intervista

Di Giuseppina Buscaino Nebbia

Il programma della lista Terra è fortemente vicino a quanto ha scritto Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato si’” in cui parla della casa comune che è la terra.
Papa Francesco dice che “il suo predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente». Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché «il libro della natura è uno e indivisibile» e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana”. La lista Terra in Irpinia ha candidato Annamaria De Stefano, avvocato civilista, molto attiva nel mondo del volontariato cattolico. Le faccio qualche domanda:

Papa Francesco nella sua enciclica parla di sviluppo sostenibile. Qual è la sua idea sullo sviluppo sostenibile e sull’economia circolare? Cosa si potrebbe fare in Irpinia in proposito?

Si è iniziato a parlare di sviluppo sostenibile sin dagli anni ‘70. Nel tempo però il concetto si è modificato man mano che si è preso coscienza dello stato di salute della nostra madre Terra. Così nel 2015 il Papa illuminato si avvale di studi scientifici, valorizza i contenuti di tante conferenze episcopali di tutto il mondo, si rivolge a tutti a prescindere dal credo e dalla razza. A tutti perché la gravità è tale che solo insieme possiamo invertire la rotta di questa grande crisi. Il Papa ha parlato per la prima volta di “ecologia integrale”, restituendo all’ambiente il suo significato originale di “tutto ciò che ci circonda”. In altre parole, tutto è connesso, come ricordava lei nel presentarmi. Francesco non si limita a indicare l’obiettivo, ma ci consegna un metodo: ascolto di tutti, lettura reale dei dati, condivisione di possibili soluzioni, linee di indirizzo, testimonianza. E sarà di esempio ai 193 Paesi dell’Onu che nel settembre –speriamo che il mese porti bene- del 2015 hanno firmato la risoluzione 70/1, l ‘Agenda 2030, con ben 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile proprio in una prospettiva integrale.
Sviluppo sostenibile è allora creare le condizioni perché la crescita economica porti a un inserimento sociale e alla tutela dell’ambiente. Significa che occorre un’educazione di qualità, equa e inclusiva; che bisogna creare occupazione e condizioni di lavoro dignitoso per tutti; ridurre le diseguaglianze; garantire salute e benessere per tutti; garantire una casa e cibo buono a tutti; combattere il cambiamento climatico e sconfiggere la povertà.
Questo è ciò per cui mi sono sempre spesa e per questo condivido il progetto di Terra: mettere insieme uomini di buona volontà, provenienti da esperienze e territori diversi, per cercare insieme soluzioni possibili. Dico possibili non nel senso di alternative astratte, ma nel senso che possono in concreto essere praticate perché sono state condivise. Ed arrivo all’Irpinia, terra da paesaggi mozzafiato, di risorse umane eccezionali per intelligenza, creatività, temperamento, competenze; terra ricca di storia, di saperi oltre che di sapori. Tante iniziative, tanti movimenti, tante associazioni, tanti eventi che dovrebbero semplicemente trovare una cabina di regia in una governance regionale più partecipata e più sensibile a creare processi virtuosi e duraturi di sviluppo. Invece ci troviamo di fronte a interventi a pioggia che strumentalizzano fenomeni eccezionali come il terremoto prima ed ora il Covid per tramutarsi in ritorno elettorale.
Le politiche regionali cui negli ultimi 10 anni siamo stati abituati non hanno avuto una visione integrale.
Ad esempio, le politiche regionali sui rifiuti si limitano a gestire i risultati di una produzione scellerata che non è proprio quello che si dice “economia circolare”. Questa si basa sulla condivisione dei processi di lavorazione e impianti, il riuso, la riparazione, il dare nuova vita a materiali di scarto. Allungando il ciclo di vita dei prodotti si concorre a un uso più sobrio delle risorse consentendo anche alle generazioni future di poterne usufruire.
Siamo chiamati tutti, anche le istituzioni che dovrebbero recuperare il senso del proprio ruolo, a prenderci cura della nostra Terra, tutti responsabili di ciò che ci circonda, consapevoli che le risorse non sono inesauribili e che lo sviluppo non può essere valutato in termini di quantità. È il tempo della qualità della vita, è il tempo di politiche per la vita, perché oggi non c’è più tempo per gli aggettivi, stiamo lentamente agonizzando.

In “Laudato si’” il Papa parla degli effetti nefasti dell’inquinamento che produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, cosa bisognerebbe fare in Irpinia?

Dobbiamo liberarci dal e ribellarci al ricatto: lavoro o salute. Sono noti a tutti i segni che molti uomini e donne portano sulla loro pelle a causa dei danni legati agli sversamenti o agli interramenti di rifiuti tossici effettuati illegalmente. Vuoi per attività legate alla camorra, vuoi per le “scorciatoie” adottate da imprese che lavorano in nero, vuoi a causa di politiche dello scarto, come forse le chiamerebbe il Papa, che ritengono che le nostre terre siano la discarica del produttivo nord. Ci hanno fatto credere che questo fosse il necessario prezzo da pagare: la salute nostra e della nostra terra in cambio di investimenti che creano occupazione.
Abbiamo il tragico primato di decessi per tumori causati dai delitti ambientali, però per questi morti non abbiamo un bollettino giornaliero come per il Covid.
Occorre una politica che premi le imprese virtuose che adottano modelli di produzione responsabili, utilizzano sistemi di smaltimento innovativi, riutilizzano gli scarti. Ma occorre anche intensificare la sanità territoriale alla quale poter fare riferimento per la diagnostica e le cure rapide ed efficaci, e di Centri di ricerca che raccolgano dati e studino il territorio.

L’amministrazione regionale di De Luca ha prodotto la legge 15 del 2015 sul riordino degli ATO. Una legge messa a punto per privatizzare la gestione dell’acqua e privatizzare l’Alto Calore. Padre Alex Zanotelli ha proposto di indire un referendum per abrogare questa legge in modo da poter attuare l’esito referendario. Cosa ne pensa?

Credo che sia una vergogna che il referendum sia rimasto lettera morta. Padre Alex ha avuto una intuizione geniale per sopperire alla colpevole inerzia delle istituzioni. Credo che questa legge sia l’esempio di come la proliferazione di organismi non ha raggiunto l’obiettivo sperato di una maggiore presenza sul territorio e di una più rilevante specializzazione. Ha creato solo confusione su chi debba fare cosa, creando l’alibi per un immobilismo complice. Alla fine ci troviamo con un carrozzone che è la perfetta espressione del clientelismo peggiore, che produce spesa senza risultati.
Per restare in tema di acqua, credo che la corsa alla privatizzazione abbia fallito. L’acqua non è solo un bene comune, è una risorsa fondamentale ed ahimè non illimitata; ed è soprattutto un diritto fondamentale che va garantito e assicurato a tutti. Non è una merce. Va diffusa una cultura che eviti sprechi, vanno risanate le reti che letteralmente fanno acqua da tutte le parti, vanno distinte e separate le acque potabili da quelle per altri utilizzi.

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