di Aleandro Longhi*
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, uno slogan urlato nei cortei era: “l’immaginazione al potere”. In effetti gli anni Settanta sono stati quelli delle grandi riforme: divorzio, aborto, sanità, diritto di famiglia, etc., mentre lo slogan attuale purtroppo sembra essere diventato, “l’incapacità al potere”. Ma ciò che sta accadendo al Comune di Ariano Irpino, supera anche le più nefaste previsioni: il sindaco è un grande affabulatore, porta il suo saluto ad ogni iniziativa, anche la più insignificante, la sua non è una politica dei fatti, bensì delle parole. A due anni dall’elezione, ha sentito il bisogno di sostituire ben tre assessori su cinque, due hanno dato le dimissioni, non si sa se per loro iniziativa o perché sollecitati, il terzo, l’assessore al bilancio Antonio Ninfadoro, nominato dal sindaco quale esperto del settore, non si è voluto dimettere e quindi Franza è stato costretto ad emanare un decreto di revoca dall’incarico. Tale decreto è un inno all’ipocrisia: “il presente provvedimento si basa, previa apposita verifica interna, su mere valutazioni di opportunità politica-amministrativa e lo stesso non è da intendersi quale atto sanzionatorio né quale atto basato su valutazioni di carattere professionale o personale legate al singolo assessore, bensì trattasi di un provvedimento che, oltre ad essere dettato da valutazioni politiche, deve essere adottato a garanzia della coesione e dell’unitarietà dell’azione di governo, con il preciso obiettivo di perseguire con piena efficienza il programma politico e di rilanciare l’azione politica-amministrativa, nell’esclusivo interesse pubblico, a favore della cittadinanza e nel rispetto della Pubblica Amministrazione”. Si noti che Franza scrive: “Il presente provvedimento si basa, previa apposita verifica interna…”, quindi il sindaco ci comunica che ne ha discusso con i due assessori “superstiti”, il vice – sindaco Carmine Grasso e l’assessore Pasqualino Molinario. Il tutto è espresso in politichese stretto e con estrema ipocrisia. Come si fa a sostenere che l’atto non è basato su “valutazioni di carattere personale”, quando invece il decreto decide le sorti politiche di una persona? E ancora il sindaco aggiunge che il provvedimento “deve essere adottato a garanzia della coesione e della unitarietà dell’azione di governo”, comunicandoci dunque che l’assessore Ninfadoro aveva dei dissidi o con il sindaco o con il vice – sindaco o con l’assessore Molinario o con due di loro, o forse con tutti e tre. Il sindaco il 10 novembre ha nominato tre nuovi assessori e la crisi di giunta sembrava chiusa: invece sono accaduti fatti nuovi. Sempre giovedì 10, Raffaele Grasso, figlio del vice – sindaco, ha postato sui social una critica al sindaco, per poi rimuoverla dopo pochi minuti; Pasqualino Molinario, invece, alle 21 del 10, su Facebook ha ringraziato il sindaco per la riconferma, ignaro che il vice – sindaco il giorno dopo si sarebbe dimesso. Come si sa, i Grasso, padre e figlio, sono dirigenti di primo piano di quella parte del PD che ha sostenuto la candidatura di Enrico Franza, pertanto si può dedurre che una parte del PD non appoggi più il sindaco e probabilmente non esiste più una maggioranza consiliare. Franza per onestà intellettuale, dovrebbe spiegare agli Arianesi perché ha scaricato su parte della sua giunta la propria inadeguatezza amministrativa, né ha saputo scegliere gli elementi in grado di invertire la decadenza di Ariano, così come dovrebbe chiarire perché ha tenuto per sé queste pesanti deleghe: lavori pubblici, agricoltura, rapporti con le associazioni, cittadini e personale, sport, innovazione, istruzione e politiche giovanili. Andranno a lui anche le deleghe del vice – sindaco dimissionario a cui era stata sottratta la delega all’ambiente?
coordinatore Comitato SAT (Salute, Ambiente, Territorio)
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