di Tonino Scala
Cemento, cemento e ancora cemento.
Siamo convinti ancora che il benessere, lo sviluppo arrivi solo attraverso il cemento. Chi non la pensa in questo modo o sta bene, non tiene problemi, o ha una mentalità vecchia, è un radicale, un ambientalista del cazzo, un comunista. Questa la vulgata che è maggioranza relativa non solo dalle nostre parti. Al punto che si fa a gara a promettere condoni, ad approvare norme che sulla carta si chiamano governo del territorio, ma che in realtà prevedono di poter fare tutto in deroga in nome dello sviluppo.
Abbiamo costruito ovunque, anche sul Vesuvio. Non parlo di case abusive, ma di case popolari e la mia non è una provocazione
Abbiamo tombato 12 mila chilometri di corsi d’acqua in nome del progresso e… La natura, si sa, prima o poi si riprende tutto quello che è suo!
Il 95% dei comuni ha territori a rischio idrogeologico e tutti quelli che provano a dire consumo zero, messa in sicurezza, basta cemento, perdono puntualmente le elezioni dalle comunali, alle regionali passando per il Parlamento. Perché? Non sono in connessione con quello che vuole la stragrande maggioranza dei cittadini che vive nel nostro Paese: cemento.
Ciò che è accaduto è figlio di questa cultura che dal dopoguerra ha trasformato il Bel Paese.
Oggi è il tempo del silenzio, del lutto. Domani? Continueremo a chiedere di poter costruire in nome del progresso, a chiedere fondi per la messa in sicurezza che arriveranno, tardi, ma arriveranno, si costruiranno altre pareti di cemento, di contenimento, che tra venti anni diventeranno altro pericolo mentre noi continueremo a costruire, a chiedere condoni per poi scrollarci di dosso di tutto e dire che la colpa è della politica. Poi arriveranno altre vittime, perché arriveranno, e per 24/48 ore ci indigneremo per poi richiudere il cassetto dell’indignazione e chiedere le stesse cose fino a quando quel cassetto non si riaprirà.
Buongiorno Itali
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