di Raffaele Aurisicchio*
Conclusa la partita della elezione del presidente della Repubblica l’attenzione torna ad appuntarsi sulle prossime elezioni politiche. C’è chi le vede anticipate al prossimo autunno e anche Letta, parlando alla Direzione del Pd, mette nei conti questa eventualità. Ma a prescindere dalla data quello che conta, afferma Letta, è che il Pd ritiene chiusa la fase delle larghe intese, rifiuta le suggestioni di tipo neocentriste e guarda al prossimo appuntamento elettorale come ad uno scontro tra destra e sinistra. Il Pd, continua Letta, è in campo per vincere con l’obiettivo di cercare un’alternativa al liberismo ed al sovranismo e per questo ritiene necessaria la costruzione di un “fronte delle forze progressiste, democratiche ed ecologiste” sulla scorta dell’alleanza che già aveva dato sostegno al governo giallorosso del Conte 2.
Bene! Affermazioni e intenzioni assolutamente condivisibili!
Ovviamente, come si sa, le buone intenzioni possono non rimanere tali. Da qui alle elezioni le cose possono cambiare e le pressioni dei grandi interessi economici, le ragioni dei mercati, l’evoluzione della pandemia e adesso l’irrompere sulla scena del conflitto tra Russia ed Ucraina che coinvolge appieno l’Europa possono far si che il Pd si faccia riassorbire dalla logica delle larghe intese. D’altra parte è bastata l’occasione del voto al Senato a favore di Renzi per evidenziare come possano riemergere volontà di prorogare ancora per un’altra stagione il governo dei migliori e di sperimentare alleanze con pezzi della destra e della stessa Lega, suggestioni di cui pure si è parlato nei giorni scorsi. Andando avanti si vedrà. Per adesso, però, valgono le volontà espresse. Bisogna che si accelerino, dunque, i lavori di costruzione del campo largo al fine di ricercare soluzioni qualificate ed innovative per ciascuna delle realtà chiamate al voto amministrativo di primavera, per concordare l’impianto di una legge elettorale proporzionale funzionale a ricostruire la politica e la rappresentanza, per definire un programma di governo di svolta in termini di rilancio delle politiche pubbliche, di cura dei beni comuni, di contrasto alla crisi economica ed alle diseguaglianze che ne derivano e di salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Accelerare chiamando forze economiche e sociali, associazioni e personalità della società civile, mondo della cultura e dei saperi ad un confronto per inquadrare gli obiettivi e selezionare gli strumenti necessari a conseguirli, altrimenti ha ragioni da vendere Conte dei 5S quando afferma “Campo largo? Si va bene ma occorre dire per fare che cosa”.
Questo è il lavoro che abbiamo dinanzi, a livello nazionale come nei territori, luogo per luogo. In Irpinia un primo passo in avanti lo abbiamo fatto. Le elezioni provinciali hanno ripristinato una dinamica di alternativa e di scontro tra centro destra e centro sinistra. La chiarezza politica che ne è derivata ha dato impulso all’azione amministrativa ed ha consentito al presidente Buonopane di caratterizzarsi in termini di discontinuità e di innovazione. Restano da approfondire e precisare i contenuti e bisogna bonificare le situazioni politiche più anomale, a partire dal comune di Avellino. Per questo serve alimentare il confronto. Come “Laboratorio Irpinia” abbiamo già provato ad offrire sedi di discussione e nelle prossime settimane torneremo a farlo anche coinvolgendo in maniera ravvicinata i territori. Serve un cambio di impostazione e di passo che privilegi la qualità dell’impianto programmatico e la messa in campo di credibili classi dirigenti. C’è stato alla Provincia ma non ha finora riguardato gli enti di servizio e di rappresentanza territoriale. Il Pd, ringalluzzito dal voto provinciale, si è lanciato con rinnovato vigore nella occupazione di tutte le postazioni di potere: ASI, Alto Calore, Ente Idrico, Ato Rifiuti, Comunità Montane, Piani di zona sociali. Quel che prevale è la smania bulimica della conquista e del controllo e quel che sempre più scompare sono i contenuti e le finalità dell’azione amministrativa. Negli enti per fare cosa, si potrebbe dire parafrasando Conte. Il Pd non può limitarsi ad organizzare truppe ma deve provare a spiegare ed anche a convincere, altrimenti la ventata di novità determinata dal voto alla Provincia sarà destinata via via ad affievolirsi.
*Presidente Assemblea regionale Sinistra Italiana
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