Eccellenze del Sud, da imitare anche al Nord, ma ci vogliono i media inglesi per riconoscerle! In questi tremendi giorni del Coronavirus abbiamo potuto assistere a tutto e al suo contrario. Dai personaggi autorevoli ai cialtroni di ogni risma, anche nelle trasmissioni televisive cosiddette importanti. C’è stata un’escalation di miseria, di ipocrisia e opportunismo tali, da far rabbrividire anche il più grande becero della storia. Forse, se c’è una cosa che tutta questa vicenda può aiutarci a insegnare alle generazioni successive, credo che sarà proprio il disegno di un’umanità nuova e la capacità che avrà questa nuova umanità di accantonare o meglio di cancellare, come nella damnatio memoriae romana, l’esistenza di questi personaggi che mentre scrivo continuano a calpestare indefessi i prosceni televisivi di mezz’Italia seminando cazzate ovunque. Se al termine di questa crisi, se una fine ci sarà, non avremo assorbito la capacità di discriminare, almeno grossolanamente, ciò che va seguito, da ciò che non deve avere nessun presupposto per apparire in un contesto civile, allora i morti di questa tristissima vicenda saranno morti ancora più soli di quanto ci appaia oggi. L’esempio emblematico di questo, è il servizio trasmesso da Sky news UK del capo corrispondente Stuart Ramsey dall'Ospedale Cotugno di Napoli. Non molto tempo fa abbiamo assistito, basiti, a una sceneggiata scatenata dalla gelosia professionale e forse da una cultura che fa a pugni sia con la dignità di un medico, che con la generosità intellettuale di un ricercatore. Nell’uno e nell’altro caso, il lombardo professor Galli ha fatto una figuraccia rispetto all’aplomb mostrato dal professor Ascierto, ricercatore e primario del Pascale di Napoli, una delle figure più importanti nel mondo nel campo dell’immunoterapia oncologica soprattutto nel trattamento del melanoma. La messinscena è stato il preludio alla scoperta di una serie di verità poco digeribili da quella parte del paese che vede Napoli e il Sud come una sorta di peso da trascinare, nutrire e sostenere. La realtà è un “tantino” diversa: Napoli, anche in alcuni settori avanzati della Medicina, rappresenta la punta di diamante della nostra ricerca. A chi va a caccia continua di finanziamenti statali per foraggiare la sanità privata, come nel caso della Lombardia, questa cosa non va giù e allora qualsiasi iniziativa tendente a fornire un’immagine del Mezzogiorno avanguardia della ricerca, fa storcere il naso ai baroni lombardi. Ma da noi non basta dire e certificare i fatti, abbiamo bisogno che queste cose ci vengano riferite da uno straniero, un giornalista inglese fa proprio alla bisogna. Ed è il caso di quanto è tato trasmesso da Skynews UK, un servizio di cinque minuti girato all’interno del Cotugno, ospedale storico di Napoli specializzato in malattie infettive, uno dei poli d’eccellenza di questo campo nel mondo. Vi allego anche il link del video nel caso vogliate rendervi conto meglio https://www.facebook.com/watch/?v=583027699088705 Lello Castagnozzi "Guardie di sorveglianza in tutti i corridoi e un percorso di disinfezione automatico che somiglia ad uno scanner di aeroporto" Nel Nord Italia in centinaia del personale sanitario si sono ammalati combattendo la pandemia del coronavirus e dozzine hanno perso la vita – ma lontano, nel Sud, hanno avuto tempo per prepararsi.
All’ospedale Cotugno, specializzato in malattie infettive, che ora tratta solo pazienti Covid19, guardie di sicurezza sorvegliano i corridoi. Entrando, passiamo sotto un macchinario di disinfezione che sembra lo scanner di un aeroporto, ma che ti pulisce completamente. Mentre il diffondersi dell’epidemia ha colto tutti di sorpresa al Nord e il personale medico si è trovato senza protezioni, le cose in questo ospedale sono andate diversamente. Siamo stati portati, completamente vestiti di tute e occhiali di protezione, in una delle loro Unità Intensiva. Qui siamo a un livello completamente differente rispetto a tutto quanto visto finora. Lo staff che assiste i pazienti indossa maschere super avanzate simili a maschere antigas, diverse da quelle normalmente indossate negli altri ospedali. Sono rivestiti da una tuta ermetica che fa in modo che medici e infermieri siano davvero isolati. Incredibilmente, almeno per ora, nessun membro dello staff si è infettato, sembra che quindi questo sia possibile, basta avere le giuste forniture e seguire i giusti protocolli. Avvertiamo un improvviso cambiamento. Un infermiere ci passa disperatamente veloce accanto con una siringa: un paziente all’interno di una camera è improvvisamente peggiorato. Possiamo vedere che prepara un’iniezione fuori dalla stanza del trattamento. Non entra mai nella stanza, ma comunica con il collega dentro la camera attraverso una finestra. Questi sanitari non escono mai dalle stanze durante la crisi, e questo è uno. Quando è pronta, la medicina passa attraverso una porta a compartimento. Ricordate: non è mai entrato nella camera, non ha toccato niente e nessuno, ma immediatamente si toglie guanti e camice. L’attenzione ai dettagli è costante. Questo ospedale è un’eccezione nel Sud del Paese. Era già il più avanzato, ma adesso ci rendiamo conto che tenere al sicuro il personale sanitario, è possibile. Quello che ci dicono è che tutti e nessuno si possono infettare, non solo gli anziani. Ci sono molti giovani pazienti in trattamento ed è interessante notare che i più colpiti sono della classe sociale media. Chiedo perché. La risposta è ovvia: lavorano. Quello che ci preme sottolineare, è che le severe regole di separazione tra materiale infetto e pulito vengono seguite da tutti, ma le guardie di sicurezza nei corridoi di connessione lo ricordano in caso qualcuno lo dimentichi. Ci spostiamo e i corridoi dietro sono bloccati come se stesse entrando un paziente. Questo accade ogni volta perché è la chiave per fermare il virus. “Questa è la prima cosa da fare in questo genere di ospedali”, dice il primario di pneumologia, Dott. Parrella, mentre molti pazienti sono passati. “È molto importante separare i corridoi e organizzare come vestirsi e spogliarsi, come far entrare un medico o un infermiere nelle stanze, come indossare bene le maschere, è molto importante”.
Gli domando se avere le giuste protezioni è ugualmente importante: “Certo, noi combattiamo per questo, combattiamo per averli, comunque adesso li abbiamo”, risponde. Ci mostrano il reparto di sub-intensiva dove ci sono ricoverati le cui condizioni non sono ancora peggiorate, ma le stesse regole di separazione delle UTI sono rispettate. Una striscia bianca e rossa segna un confine che non può essere oltrepassato. La linea di separazione tra personale pulito e personale che assiste gli infetti. Le due linee devono essere assolutamente separate. La separazione è la chiave. L’applicazione di questa separazione da parte dei medici è quasi impossibile per il personale del nord perché lì i pazienti arrivano in numero maggiore. I medici costantemente parlano di TZUNAMI. Due guardie corrono dal dottor Fiorentino. Lui controlla costantemente che lo staff osservi meticolosamente i protocolli per contenere il contagio. Mi passa accanto per spiegare alle guardie come devono trattare i pazienti. Il vantaggio di questo ospedale è che lo staff, rispetto a quelli nel resto del Paese, è abituato a trattare infezioni molto serie come HIV e tubercolosi. Spiega che le misure che stanno attuando per i Covid-19 sono la loro seconda natura. “Questa conoscenza ha protetto il loro staff. C’è un alto numero di infetti tra il personale del Nord, mi dice, perché loro non sono in grado di attuare questa separazione”. Non lo dice per dare loro colpe, è solo un dato di fatto. “In questo ospedale, nessuno del personale è stato contagiato” dice. Lui sa che sono stato negli ospedali più colpiti del Paese, in particolare in Lombardia, ed è disperato nel sapere della loro situazione. So che le immagini che abbiamo mostrato nei nostri servizi sono un vero incubo per ogni medico. Con la crescita della pandemia, vedremo salire il numero di infetti e dei morti. I sanitari sono in prima linea e anche loro soccombono per la malattia. Tuttavia non è inevitabile. Non ci sono, ma esistono i mezzi per proteggerli, semplicemente non sperano per il meglio. Un articolo inglese scrive che, mentre nel Nord Italia, centinaia sono i membri del personale degli ospedali Covid-19 che si ammalano mentre lottano contro la violenza della malattia, c’è un’eccezione nel Sud Italia.
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