di Floriana Mastandrea
Grazia Lo Conte è ormai impegnata in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus, dopo che è stata
colpita direttamente, con la prematura morte a Bergamo, di Massimo Ciancio, marito di sua figlia, Annarita
La Porta. Dopo aver scritto una prima lettera in cui si diceva concorde con il giornalista bergamasco
Cristiano Gatti, il quale denunciava iperproduttività e avidità dei bergamaschi, nonché la stoltezza delle
cariche istituzionali nell’aver sottovalutato la portata della pandemia, oggi è tornata sull’argomento con
una nuova lettera, che stavolta rivolge però ai politici irpini, rei di non comprendere ancora appieno la
gravità dell’emergenza che si sta affrontando. Replica in particolare a Rosetta D’Amelio, presidente del
Consiglio regionale, che accusa il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, di “procurato allarme”. “Quello che sto
facendo, – mi ha precisato Grazia durante la telefonata – sia chiaro, non è per un’esigenza di visibilità, di cui
avrei fatto volentieri a meno, ma per cercare di sensibilizzare sull’argomento e far conoscere la realtà più
cruda vissuta sulla mia pelle e su quella della mia famiglia. Una realtà di malattia e morte, che ci ha
procurato un dolore immenso. Vorrei che questo servisse da monito, perché non si continuino a fare gli
stessi errori perpetrati fino a questo momento. Se le mie denunce dovessero essere utili a salvare anche
soltanto un’unica vita umana, avrei già raggiunto un grande obiettivo!”.
La sua lettera:
Sono Grazia Lo Conte di Ariano Irpino, colpita negli affetti più cari dalla tragedia che si è consumata a
Bergamo. Voglio esprimere l’indignazione che ho provato nel leggere un’intervista del presidente del
Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, rilasciata al mattino di Napoli, edizione dell’Irpinia, il 25 marzo.
Ebbene, la presidente disapprovava l’iniziativa del sindaco Festa di Avellino, che aveva ordinato tamponi
celeri per i suoi concittadini. Addirittura, auspica che il presidente De Luca lo denunci per procurato
allarme: ma com’è possibile che una carica istituzionale pensi al dissesto del Comune di Avellino e non alla
bontà dell’iniziativa? Non ha pensato la D’Amelio che, se questo procurato allarme come lei lo definisce,
fosse stato adottato a Bergamo e nell’intera Lombardia, si sarebbero salvate migliaia di vite umane? La mia
indignazione nasce proprio dal mancato allarme e dalla superficialità dei politici, che prima hanno pensato
all’economia e poi alle persone! Ben vengano i politici che pensano e si battono per i propri cittadini e chi
non è d’accordo, è meglio che taccia e che si eclissi per sempre.
Grazie per l’ascolto, da una mamma profondamente ferita da questa immane tragedia.
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