La maternità surrogata non è un capriccio

di Gabriella Notorio

Il governo Meloni rende la maternità surrogata un reato universale. A firmare questo disegno di legge, approvato dal Senato e prima dalla Camera, una donna, la deputata di FdI Carolina Varchi.

Un fatto molto grave che non può passare inosservato.

In Italia, la maternità surrogata, ossia la Gestazione per altri, è già vietata ed è punita dalla L. 40/2004.

Perché il governo Meloni si sta così tanto prodigando per criminalizzare ancora di più questo fenomeno, già disciplinato anche severamente dall’ordinamento penale?

Il nuovo Ddl sulla Gpa estende la punibilità anche a chi ricorre alla maternità nei paesi esteri dove è invece legittima, con una pena a due anni di reclusione e multe severe, fino ad un milione di euro.

L’utero in affitto è sempre stato demonizzato ed ostacolato nel nostro Paese al punto che la destra appare persino convinta che il femminismo internazionale stia sbagliando da anni nel promuovere e sostenere tale iniziativa in Italia, una pratica che addirittura non andrebbe perseguita in nessun luogo, non rappresentando nemmeno un diritto esigibile.

Nel mondo femminista la maternità surrogata non è sempre stata vista con occhio fiducioso. Non c’è una visione unanime. La questione infatti non è solo sulle perplessità poste sul fatto che una donna possa chiedere ad un’altra donna di prestare il suo utero per avere un figlio. La questione chiaramente tocca soprattutto gli aspetti economici e del mercato, relative ai costi fin troppo elevati che cozzano con le parole di diritto ed autodeterminazione femminile.

Il timore della mercificazione delle gravidanze preoccupa tutti e da tanto tempo pone riflessioni in merito.

Alcuni tra gli Stati in cui è legittima hanno provveduto a rafforzare la sicurezza della maternità surrogata rendendola legalmente gratuita e solidale.

Tuttavia, il pensiero della destra è sempre lo stesso, ovvero l’idea che la maternità surrogata generi bambini di “serie B”, nati da una commercializzazione della maternità, che in Italia si vuole pensare possibile solo in maniera tradizionale e all’interno della famiglia nucleare.

Ciò che molti dimenticano è che a ricorrere a tale tipologia di maternità sono spesso donne per motivi di salute, con difficoltà di concepimento e procreazione naturale. Non si tratta di turismo di neonati! Non si tratta di un capriccio.

Un tema così importante, dunque, meriterebbe un dibattito sereno e tollerante, aperto alle diverse posizioni e al dialogo, con il coinvolgimento delle parti interessate, delle esperte e degli esperti.

Invece siamo alle solite, il corpo delle donne diviene interessante quando le battaglie che si fanno ruotano verso altre direzioni. Direzione diverse dal femminicidio, dalle violenze e dalle discriminazione ad esempio.

La gravità di questo Ddl sta nel considerare un reato di tipo universale la nascita di un bambino sebbene sia proprio lo stesso governo a portare avanti tante battaglie e proposte contro l’aborto e la legge n.194/78.

Il desiderio di genitorialità e la nascita di un bambino sono così fortemente criminalizzati, perché addirittura paragonati a reati gravi come il genocidio, la schiavitù e i crimini di guerra e contro l’umanità.

Sono questi i reati universali. Reati gravi per tutti, punibili ovunque, indipendentemente da chi li commette e dal movente per cui si realizzano. Una forzatura sul piano giuridico insomma. D’altronde, punire penalmente chi commette un reato all’estero in luoghi dove tale condotta non è riconosciuta tale si rivela essere qualcosa di molto complesso da perseguire nella realtà concreta e relativo ai reati comuni.

Il corpo delle donne, il desiderio di maternità e l’autodeterminazione femminile sono ancora una volta messi sotto accusa dal Governo della Meloni, il “presidente” del Consiglio, come ama farsi chiamare. E si comprende il tentativo di colpire e cancellare l’omogenitorialità. Molto spesso le coppie omogenitoriali ricorrono alla Gpa per avere un figlio, per cui renderla un reato universale vuol dire porre un effettivo discrime come argine ai diritti civili della comunità LGBT. Non è una tutela delle nascite, non è una tutela dei bambini, né tanto meno delle donne.

Ci rimettiamo alle parole del nostro leader Nichi Vendola: “togliere la vita è un crimine universale. Dare la vita non è mai un crimine”.

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