La voce negata delle donne Afghane

 

di Gabriella Notorio

 

Per le donne non è vita in Afghanistan, ieri e ancor di più oggi.

Il regime talebano, sin dal suo avvento, controlla le donne e nega loro ogni diritto, persino la libertà di cantare, recitare e leggere in pubblico. Con una nuova legge, infatti, viene silenziata la voce delle donne, perché ritenuta troppo intima per essere ascoltata nei luoghi pubblici. Lentamente le donne, e non più solo i loro corpi, sono murate nelle case, distanti dagli spazi esterni.

È dal 2021 che il buio è tornato a calare più ferocemente sulle donne afghane, completamente alla mercé dei Talebani e del loro odio.

Non ci sono forse troppe spiegazioni politiche e socio-antropologiche da considerare se non paradossalmente proprio in relazione a ciò.

I Talebani odiano le donne perché le temono più di tutto. E se si arriva a vietare la voce femminile in pubblico vuol dire che si ha paura di ascoltarla. Nulla di più.

Dal corpo alla voce.

È, infatti, ampiamente studiato come le voci femminili abbiano subito negli anni una modifica evolutiva direttamente collegata alle questioni di leadership e potere.

Le donne per esprimere la propria autorevolezza usano culturalmente toni e ritmi vocali differenti, mettendo spesso in squilibrio e disordine il sistema patriarcale. Non si tratta di urlare, spesso basta usare anche un tono più basso per esprimere forza e potere.

Così i Talebani hanno pensato ad una nuova

legge “Sul vizio e sulle virtù”, che con 35 articoli pone forti restrizioni al comportamento degli uomini, ma principalmente introduce rigide regole di oppressione e repressione sulle libertà e i diritti delle donne.

Viene ridotta a zero ogni possibilità di vita per una donna afghana.

Non è possibile recarsi in un salone di bellezza, perché ormai non esistono, non è possibile studiare dopo la chiusura delle scuole secondarie femminili, né tantomeno viaggiare da sole o uscire in compagnia, eccetto quando si è in presenza di un uomo appartenente allo stesso nucleo familiare.

La condizione delle donne afghane è sicuramente tra le più drammatiche in assoluto, non solo nel contesto asiatico, ma dell’intero pianeta.

Da sempre sottoposte ad ogni tipo di violenza, obbligate ad indossare il burqa sino ai piedi, che compresi il volto e la testa, con una sola fessura o una fascia velata per gli occhi, le donne afgane subiscono torture, massacri, rapimenti, stupri ed uccisioni nella totale indifferenza internazionale. Le vedove che perdono i capofamiglia sono costrette alla prostituzione oppure cadono in povertà, mendicando tra le strade. E se vi è stato un periodo in cui la loro situazione appariva migliorata, grazie al contributo di molte ONG, negli ultimi anni tre anni la loro condizione è divenuta più tragica ed orribile.

Diviene impossibile infrangere queste orribili imposizioni. Le pene sono severe e portano all’arresto ed anche oltre. La lapidazione non è mai scomparsa da questi luoghi per le donne.

E allora cosa resta da fare?

La comunità internazionale non può voltarsi dall’altra parte, lasciando sole le donne afghane in una condizione di invisibilità sul piano umano e sociale. È necessario sostenere la loro battaglia contro un regime che dilania con ferocia diritti e libertà femminili.

Restituire la voce alle donne afghane vuol dire re

stituire loro dignità.

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