di Riccardo Festa
La maggior parte dei fiumi è inquinato e non ci sono dubbi sul fatto che la diretta responsabilità derivi dal modo in cui ci liberiamo dai rifiuti industriali, dai prodotti chimici; ma, anche gli sversamenti fognari e le materie plastiche, che non si decompongono, sono fattori rilevanti di alterazione. Una delle maggiori cause è l’inquinamento organico industriale con lo sversamento di solventi, antibiotici, pesticidi, insetticidi e solidi che si accumulano. Gli effetti provocati si manifestano molto lontano rispetto al punto in cui sono state introdotte le sostanze inquinanti e uno dei principali danni subiti dalle acque dei fiumi è l’impoverimento di ossigeno che determina gravi fenomeni biologici, come la morte di tutti gli organismi.
L’inquinamento chimico rappresenta una minaccia anche per la salute umana. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente solo il 38% dei corpi idrici superficiali nell’UE è in buono stato chimico mentre per il 16% lo stato è stato segnalato come “sconosciuto”. Solo nel nostro Paese, nel 2016 sono state emesse oltre 280 tonnellate di metalli pesanti direttamente nei corpi idrici, che si aggiungono alle sostanze organiche e inorganiche emesse dalle attività industriali. I dati a disposizione ci dicono che solo il 43% dei 7.494 fiumi è in “buono o elevato stato ecologico”, il 41% è al di sotto dell’obiettivo di qualità previsto e ben il 16% non è stato ancora classificato.
I giornali ci hanno raccontato che per effetto del Coronavirus, e il conseguente blocco delle produzioni industriali, le acque dei fiumi erano ritornate limpide; addirittura quelle del fiume Sarno, il fiume più inquinato d’Europa. << Esattamente come capitato alle acque dei canali di Venezia o a quelle dei porti delle grosse città industriali, anche il Sarno sembra essere tornato indietro nel tempo, almeno a 60 anni fa. Stesso discorso vale per i due affluenti, ovvero la Cavaiola e la Solofrana. Il blocco alla produzione industriale dovuto all’emergenza Coronavirus pare aver portato benefici al corso d’acqua che attraversa l’intero Agro nocerino e parte dell’hinterland vesuviano. Sono diverse le foto scattate in questi giorni che testimoniano il ritorno delle acque limpide del Sarno e dei suoi affluenti.>> (II Mattino.it, 1/4/2020).
Ma quanto abbiamo osservato sarà stata una breve parentesi, uno dei pochi aspetti positivi degli effetti derivanti dal covid 19, se non saremo in grado di ripensare il nostro modo di essere comunità, il modo in cui produciamo, il modo in cui ci liberiamo degli scarti. In sintesi, il modo in cui reinventiamo il rapporto lavoro/natura.
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