di Luigi Bartalini
Le misure economiche straordinarie, collegate all’emergenza coronavirus, hanno su di me un effetto da moltiplicatore d’ansia, per una serie di fattori non legati, almeno non tutti, alla sfera politica in senso stretto, ovvero nel senso del Governo del Paese.
Devo registrare ancora una volta, quanto l’Italia sia devastata dall’esasperazione dell’utilizzo della burocrazia, fino a divenire inutile, ancor più, dannosa.
Mi assale il sospetto che certe misure vengano adottate, con l’iter procedurale per accedervi, con l’intento preciso, con lo scopo di farle utilizzare il meno possibile, di renderne difficile, lungo, stancante l’accesso, tanto che ci si rinunci.
Riavvolgiamo il nastro.
Trovo le misure inadeguate e tardive, sono altresì convinto che la nostra classe politica, di qualsiasi schieramento, con questa mostruosità di apparato burocratico-amministrativo, non avrebbe potuto produrre qualcosa di più efficace e soprattutto rapido, ma questa è una situazione straordinaria che richiede decisioni straordinarie.
Invece la sensazione è che il “sistema Italia” non venga accantonato, anche se solo per ora, ma che si proceda secondo schemi già visti, in uso (per così dire), lacunosi e fallimentari. Si fa sempre più largo in me la convinzione, da qui il titolo alto-borghese, che chi siede in Parlamento, non mi riferisco solo al Governo quindi, non abbia la minima idea della realtà dei fatti.
Ripeto quanto ho già scritto in precedenza, ma avete provato a mettere mano a uno soltanto dei caspita di moduli che propinate alla cittadinanza?
Sorvoliamo sulle autocertificazioni, siamo a quattro, e anche in questo non ci smentiamo, complicare la vita sembra la missione di questo Stato, dando per scontato che chiunque debba avere un pc e una stampante in casa, oltre a un collegamento internet, è garantito da qualcosa per i meno abbienti? Non mi risulta.
Passiamo alla richiesta dei 600 euro per il popolo delle partite IVA, provate a leggere inclusioni ed eccezioni, quindi chi è escluso, c’è quanto meno bisogno di un confronto con chi parla tutti i giorni quel linguaggio, senza contare che questo fiume di pratiche dovrebbero essere processate dall’INPS, che già normalmente per riconoscere una NASPI impiega anche 5/6 mesi.
Moratorie fitti, mutui, finanziamenti: e qui entriamo in un’altra giungla, dove le banche prima di azzeccare il modulo giusto ti fanno fare la pratica quattro volte su moduli sbagliati, tra questi compare pure qualche scritta che le autorizza ad applicare una variazione del tasso fino a 60 punti base nel periodo di sospensione…per loro maggiori costi.
Il quadro peggiora se invece ci avviciniamo al mondo del lavoro, quello dell’80% degli italiani che deve, DEVE, produrre reddito mese per mese, e qualcuno giorno per giorno, anche con lavori irregolari, in “nero”, sui quali si aspetta sempre speranzosi una lotta decisa da parte dello Stato. Bene, tutto questo popolo deve, ed è giusto così anzi troppo tardi si è fatto, stare in casa, ormai ci stiamo da 20 giorni, ma non si è ben capito come debbano campare, come se si desse per scontato che ognuno possa avere risparmi da parte e tirare avanti un po’. Conte nella edizione straordinaria di sabato pomeriggio diceva che da lunedì ci avrebbero lavorato e studiato una soluzione. La mia prima domanda è stata, a me stesso naturalmente, se il virus la domenica se la sarebbe presa di festa, insieme al personale medico, alle forze dell’ordine, al personale di tanti supermercati che sono ancora aperti e tanti altri che stanno tenendo in piedi questo Paese, mi sa di no, loro non ci avrebbero pensato da lunedì.
Temo, che la soluzione sarà come al solito di tipo assistenziale e basta, ho sentito parlare di allargamento del reddito di cittadinanza, mentre questa dovrebbe essere una misura straordinaria, tesa a raggiungere chi ne ha più bisogno e non a costituire una fonte di reddito che duri nel tempo. E in aggiunta mi aspetto carte da compilare, CAAF, modelli da stampare e riempire, ISEE su tutti e le persone, i cittadini aspettano.
Abbiamo bisogno invece di tutela dei posti di lavoro che si raggiunge solo attraverso le misure di sostegno alle imprese, perché possano continuare a sopravvivere e dare lavoro, il patto tra imprese e lavoratori è alla base, perché l’obiettivo è comune.
Le imprese vanno sostenute, e non a chiacchiere, vanno finanziate, aiutate a restare in piedi. Certo, c’è il ricorso alla CIGS, anche per le piccole imprese, ma è e come al solito solo una misura difensiva, tattica. Non basta, è misura di sopravvivenza, precede l’agonia. Serve altro, e così come con il virus, di cui non possiamo aspettare solo che tolga il disturbo, anche con l’economia e la finanza di questo Paese e del suo popolo bisogna passare dalla tattica alla strategia. Presto, subito.
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