di Lello Castagnozzi
È bastato meno di un mese per vedere la Comunità europea cominciare a disintegrarsi in modo rapido e drammatico. Tutta la mia generazione ha iniziato il suo cammino con la speranza di vedere finalmente placarsi su tutto il continente quei venti di guerra che hanno soffiato ininterrottamente per decine di secoli. L’ultima parentesi a colpi di cannoni che è costata decine e decine di milioni di vite, si è conclusa da appena settantacinque anni e con grande probabilità quella memoria che doveva essere conservata e condivisa per sempre, come monito alle generazioni future, si è già persa. E non è bastato questo Coronavirus a mantenere vivo nella gente comune che ogni giorno si affanna sulle tastiere dei computer a battere odio e non è bastato il lavoro di tutte quelle organizzazioni, di tutti gli storici della terra, di tutti gli intellettuali impegnati in ogni settore dal cinema, alla letteratura, al teatro, alla poesia, alla fotografia, al giornalismo e in tutti gli ambiti dello scibile umano, in questi tre quarti di secolo, per frenare e annullare definitivamente quella deriva che oggi appare essere inesorabile, quella parte oscura e perversa dell’umanità, se così si può chiamare, che giorno dopo giorno ha cercato di cancellare con un tratto di vernice nera tutta la forza che gli uomini liberi all’indomani della seconda guerra mondiale, hanno sprigionato per evitare che un giorno tutto ciò che era successo in quegli anni, potesse riaccadere. Questa era l’Europa che Spinelli e compagni, a Ventotene, disegnarono in nome e per conto dell’umanità. Quell’umanità che solo nel 900 a partire da quello sciagurato mattino d’estate del ‘14 a oggi, per dispute che non hanno nulla a che vedere con l’intelligenza del genere umano, ha visto dissolvere centinaia di milioni di persone. In principio l’Europa unita doveva essere un freno a tutto ciò, doveva garantire che oltre le armi c’è la politica a poter parlare e a risolvere qualsiasi problema, oltre qualsiasi aberrante ideologia c’è l’uomo innanzitutto, oltre qualsiasi barriera fra gli stati, c’è la possibilità concreta di abbattere i muri, di comunicare, lavorare, studiare, viaggiare, produrre, creare, pensare, parlare in completa libertà. Questa doveva essere l’Unione degli Stati d’Europa nelle intenzioni dei padri fondatori e di coloro che recepirono il messaggio. Non più razzismi, non più autoritarismi, non più fascismi e derive sovraniste, ma un continente baluardo nel mondo dei principi di legalità, di civiltà e umanesimo. Quella spaccatura che fino a un mese fa sembrava una leggera incrinatura su una lastra di marmo si è trasformata in una lesione dai contorni netti, precisi, delineati con estrema chiarezza. Gli stati del nord Europa, quel raggruppamento che ha sempre fatto quadrato attorno a una visione interpretabile come una rivisitazione dell’etica del lavoro e dell’economia calvinista, hanno accentuato ancor più, nel momento del massimo bisogno e della più grande emergenza, hanno affondato ancora di più il dito nell’enorme piaga che il Covid-19 ha aperto sugli stati del sud Europa, Francia compresa. Non comprendo, onestamente, mentre il mondo tutto sta attraversando la crisi più feroce dal 900 oggi, come certi stati possano pensare unicamente al profitto e al rigore dei conti, mentre le analisi dei tecnici danno ben poco spazio alla possibilità che possa esservi per i prossimi anni un respiro economico perché il Coronavirus oltre che togliere il respiro agli uomini, ha bloccato anche la possibilità di respirare per l’economia e ragionando in questi termini non vedo la possibilità che il paziente Europa superi indenne la terapia intensiva. Per evidenziare quanto la situazione stia precipitando e quanto l’idiozia abbia risucchiato quel poco di intelligenza che ancora girava per i corridoi del palazzo di Bruxelles, il ministro delle finanze dell’Olanda, un certo Wokpe Hoekstra, ha dichiarato che bisognerà mettere sotto inchiesta quei Paesi che non hanno le risorse di bilancio per far fronte all’epidemia di Coronavirus. D’altra parte il primo ministro del Portogallo Antonio Costa, non ha potuto fare a meno di definire giustamente “ripugnante” la proposta dell’olandese. Povera Europa, forse il Covid, in alcune zone europee mina fortemente l’encefalo!
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