L’urbanistica deve svolgere una funzione sociale per ridurre le diseguaglianze 

 

IL PIANO URBANISTICO COMUNALE COME STRUMENTO PER RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE: un PUC PARTECIPATO CON LA CITTÀ

dii Stefania Fanelli

Il primo obiettivo di un piano urbanistico comunale dovrebbe essere quello che in un’ottica di riorganizzazione del territorio si riducano le disuguaglianze che nelle città si manifestano in modo concreto.

Degrado sociale , ambientale convivono e l’emarginazione, la povertà e la solitudine non trovano nelle città il luogo che restituisce speranza e dignità. L’urbanistica è una disciplina che deve diventare di utilità sociale.

La buona urbanistica può ridurre le disuguaglianze innanzitutto se la politica si autoeduca alla bellezza

Educazione alla Bellezza METTENDO AL CENTRO LE PERIFERIE

Un contesto degradato porta alla lunga a considerarlo una condizione normale e accettabile; viceversa un ambiente ordinato e pulito rende socialmente più riprovevole (specialmente se associato a diffusi comportamenti collettivi) quei gesti abituali con cui si sporca.

I luoghi della nostra città che sono più oggetto del degrado sono le vie secondarie, le cupe, gli angoli poco in vista o le strade di passaggio prevalentemente veicolare a trasformare marciapiedi, scarpate in terra, angoli morti ed altri punti della città in piccoli luoghi di bellezza che, ad intervalli regolari, vengono adornati di fiori, liberati delle erbacce e ripuliti dai rifiuti può sortire l’effetto di cambiare la percezione del paesaggio urbano nel quale i cittadini si muovono quotidianamente. Questo, in associazione con i cartelli civici, può aiutare a consapevolizzare le persone sulla sensazione piacevole che provano nel muoversi in luoghi curati e, viceversa, il disagio introiettato a causa dell’incuria e del degrado.

Il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali, associazioni e, soprattutto, delle scuole può sortire effetti apprezzabili sul lungo periodo.

 

Il pensiero liberista invece ha ridotto le città ad una merce e le risorse naturali e paesaggistiche a terreno di conquista per le speculazioni edilizie.

Il primo punto riguarda la conoscenza del territorio, quali sono i problemi più gravi ed urgenti, quali i gruppi sociali maggiormente colpiti?

È quindi fondamentale conoscere il territorio per cercare soluzioni condivise aprendo una fase di ascolto con la città. Bisognerebbe promuovere la capacità a tenere un canale sempre aperto con la cittadinanza, con i corpi sociali: le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali ed i cittadini esperti. Un dibattito vivo con la comunità locale per affrontare i temi che portino ad una visione d’insieme per la riorganizzazione di un nuovo modello di città.

Per Sinistra Italiana l’emergenza abitativa è una questione primaria. Il fabbisogno abitativo rappresenta un dramma sociale pari se non superiore alla mancanza di lavoro .

Questo per noi non significa nuovo consumo del suolo ma un grande piano di riqualificazione dell’esistente, per noi l’alternativa si chiama RECUPERO. In Italia abbiamo 7 milioni di alloggi vuoti, si parta da quelli per parlare di alloggi sociali e poi di alloggi popolari ripartendo dal patrimonio esistente. Una campagna seria ed efficace per fermare il consumo del suolo . Il trasporto pubblico locale è forse tra i servizi essenziali quello che presenta le più vistose carenze da condizionare pesantemente la vita dei cittadini.

Una città priva di spazi pubblici e di luoghi di aggregazione culturale e sociale è facile preda dei poteri forti e delle organizzazioni criminali.

Si avvii immediatamente una fase di ascolto con la città. Negli anni 70 nella città di Napoli le buone pratiche tra comitati di lotta, a partire da quello per il diritto alla casa , ai servizi sociali e alla mobilità collettiva hanno portato una lunga stagione di riforma urbanistica che ha prodotto risultati importanti.

Se un’intera classe politica non è capace di fare questo è tempo che torni a casa e si dedichi ad altro.

Occorre che i Puc fissino una volta per tutte il rapporto tra verde urbano e cementificazione, tra servizi e strutture collettive.

Le nostre città sono invece teatro di grandi speculazioni edilizie che hanno bisogno di spazi verdi e luoghi di socialità come il pane. Lunghi corridoi verdi anche per arginare gli effetti della crisi climatica che grava sulle persone piu’ fragili . La piantumazioni di alberi deve diventare un’infrastruttura di pubblica utilità , di salute pubblica. Le nostre città hanno bisogno di spazi sociali come il pane

 

 

Occorre ridisegnare il volto di una città che parli di recupero di aree verdi, di identità culturale, di servizi collettivi come il trasporto pubblico locale, come restituire bellezza dal centro storico alle periferie, come recuperare luoghi e spazi abbandonati , come valorizzare le risorse naturali ed archeologiche .

 

Il tempo è scaduto : la città va ascoltata

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