La grande Ambizione non è un film ma l’ultimo viaggio di un sogno di tanti
di Tonino Scala
Ho pianto. Ho pianto per tutto il tempo. Perché? Perché questo non è semplicemente un film. È un frammento pulsante della nostra storia collettiva, un racconto di speranze e di lotte, un sogno condiviso da milioni di persone che volevano un mondo migliore. Non è la narrazione di un partito, ma di una visione che ha unito vite, speranze e ideali. “La grande ambizione”, con uno straordinario Elio Germano, non racconta solo gli ultimi anni di Enrico Berlinguer, ma cattura l’essenza di un’epoca, un tempo in cui fare politica non era una scelta, ma un’esigenza vitale, un tutt’uno con l’esistenza stessa. Quando vivi e lotti con quell’intensità, vita e politica diventano inscindibili, come due lati di un’unica anima.
Il film
“La grande ambizione” è un viaggio intimo e collettivo nella vita di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, durante gli ultimi anni della sua esistenza. Una storia che non punta al colpo di scena, perché il finale è già scritto nella memoria di chi ha vissuto quei giorni. Ma il punto non è mai stato il finale. È il percorso, la lotta, il sogno di un mondo diverso. Attraverso i fotogrammi, il film ci riporta a quella stagione di passione e di ideali: la voglia di cambiare, di costruire un futuro più giusto, non come individui, ma come un collettivo. Un sogno che trascendeva i confini personali, che si faceva carico delle speranze di tutti, e che cantava le parole dell’Internazionale: “L’umana gente qui si riscuote.”
Considerazioni
Il film è una dichiarazione d’amore a chi ha creduto che un altro mondo fosse possibile, a chi ha dedicato la propria vita per costruirlo. Elio Germano offre una performance magistrale, restituendo la complessità e la profondità di Berlinguer: il suo sguardo carico di malinconia e speranza, la sua voce tremante ma ferma, la sua incredibile umanità. E attraverso Berlinguer, il film parla a tutti noi.
Parla di quei lavoratori che ogni giorno lottavano non solo per sé stessi, ma per un ideale più grande. Parla della dignità della classe operaia, della fatica dei contadini, della determinazione degli studenti, della speranza di ogni uomo e donna che sognava un’Italia diversa, un’umanità migliore. In un’epoca di frammentazione, La grande ambizione ci ricorda cosa significhi essere parte di qualcosa di più grande di noi stessi, di un sogno che non si spezza nemmeno davanti alle difficoltà più grandi.
Ma il film non si limita a raccontare: ti trascina dentro, ti fa vivere quelle emozioni, quelle riunioni notturne, quei cortei, quei momenti di silenzio e di riflessione. E poi c’è il dolore, il sacrificio, la consapevolezza che a volte si lotta senza vedere i frutti della propria fatica. Ma anche in questo risiede la grandezza: nell’impegno per le generazioni future, nella convinzione che ogni passo verso l’uguaglianza sia un passo verso l’eternità.
Il valore del collettivo
E poi, inevitabilmente, ti ritrovi a riflettere su ciò che abbiamo perso. Il senso di collettività, la consapevolezza che le grandi conquiste non si ottengono mai da soli. Guardi Berlinguer e vedi un uomo che non era un leader di partito, ma un simbolo, una guida per un popolo intero. Non era solo Enrico; era tutti noi. Perché essere comunisti italiani significava essere altro: significava essere parte di un progetto umano, universale, dove il singolo trovava il proprio posto solo all’interno del tutto.
Alla fine del film, esci dalla sala con il cuore pieno e gli occhi lucidi. Perché hai visto più di una storia: hai visto un’utopia. E in quel sogno, per un momento, hai ritrovato il senso di appartenenza.
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