di Floriana Mastandrea
“Quale allegria se non riesco neanche più a immaginarti, senza sapere se volare, se strisciare,
insomma non so più dove cercarti”, cantava Lucio Dalla in una magnifica canzone di quelle suggestive
e senza tempo. Ebbene, oggi possiamo dire di trovarci esattamente in quella condizione: non sapere
più dove cercare, a chi rivolgerci, come fare per vedere i nostri più elementari diritti preservati e
soprattutto, realizzati. La questione paradossale, in questo drammatico momento di smarrimento, è
che su tutte predomina un’incertezza: il diritto alla salute, quel diritto fondamentale cioè, tutelato dalla
nostra Costituzione. L’art. 32 recita che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Oggi quel diritto ci
sembra negato e non ci vengano a proclamare che tutto va bene, che tutto è sotto controllo, quando i
fatti dicono ben altro: al Frangipane non ci sono più posti per i ricoveri da Coronavirus, dai social si
moltiplicano ogni giorno le richieste di aiuto e se qualcuno è un po’ più capace o fortunato e riesce a
trovare canali preferenziali, magari informando gli operatori della comunicazione, ecco che smette
improvvisamente la lunga attesa e come per incanto, si vede finalmente praticare il tampone. E chi
questi canali non li può raggiungere, è giusto che resti indietro? È pur vero che quest’emergenza ci ha
colti tutti di sorpresa, lo riconosciamo, ma è lecito attendersi da coloro che hanno responsabilità di
gestione e che per questo percepiscono lauti compensi, soluzioni: sono stati chiamati a svolgere
questi ruoli. Se da soli non sono in grado, perché non chiedere aiuto a chi ha maggior esperienza o è
formato ad hoc in quei settori? Forse una maggior umiltà da parte dei vertici istituzionali, aiuterebbe
tutti a raggiungere lo scopo, ovvero la cura di chi ha bisogno e in questo momento, c’è un ‘intera
popolazione lasciata pressoché allo sbando. I medici e i paramedici, sottodimensionati e in prima
linea, siamogliene eternamente grati, stanno facendo quel che possono, talvolta anche di più, privi
delle strutture e di dispositivi di sicurezza personale, rischiando ogni giorno la vita per curarci.
Tornando ai vertici di Regione e ASL, raccogliamo e inoltriamo, tra i numerosi appelli individuati, il
grido di dolore di Maria Elena Lanzafame, conterranea che vive a Vancouver in Canada, che
rivolgendosi al governatore De Luca, racconta l’odissea dei suoi genitori, chiusi nella zona rossa di
Ariano e con grossi problemi di salute (n.d.a.: suo padre è stato uno stimato primario cardiologo
presso il nosocomio arianese), e gli chiede se davvero sia convinto che isolando una cittadina, si
sconfigga la pandemia. A seguire, quello di Giuseppe Guardabascio, un ex calciatore, che da giorni
chiede aiuto attraverso Facebook perché gli venga effettuato il tampone.
Maria Elena Lanzafame: sono indignata e disperata, la politica lasci posto all’umanità
Dottor De Luca,
Sono una cittadina di Ariano Irpino ormai da anni trapiantata in Canada e cittadina canadese da due
anni. Posso dirle innanzitutto e non credo lo sapesse ancora che il suo modo diretto e risoluto di
gestire la situazione di “lockdown”come lo chiamano qui, è risuonata anche nelle pagine e nei profili
social di molti Canadesi che quasi anelano ad avere un simil Giustiziere della notte come lei… Diretto
nello stile e spietato nei modi…Vorrei altresì informarla di una situazione che non credo conosca, ma
che accade nella regione posta sotto la sua giurisdizione di Presidente.
Guardo a distanza ravvicinata la situazione di Ariano Irpino, che lei ha posto in quarantena fino al 14
aprile e dove io ho familiari anziani con situazioni estremamente preoccupanti. Mio padre, ex primario
Medico in pensione 85enne recentemente reduce da un’operazione cardiaca e sofferente di altre
patologie, mia madre 84enne con problemi cronici di salute con figlio affetto da sindrome down
totalmente non autosufficiente e dipendente in tutto e per tutto da lei.
Nella stessa palazzina, i miei genitori condividono la casa con una anziana zia 83enne reduce da un
ricovero ospedaliero al Frangipane per problemi cronici di respirazione che sono stati curati in parte
prima dell’abbattersi del flagello Covid-19.
Mia madre dal 20 marzo ha cominciato ad avere febbre e per due giorni ha avuto febbre a 38 con forti
dolori articolari e fenomeni di vomito e diarrea. La situazione è andata deteriorandosi poiché, anche se
la febbre è scomparsa la situazione gastrica non le ha consentito di alimentarsi arrivando a una
situazione di disidratazione e di astenia importante. Il medico curante è stato informato anche se non
ha potuto fare granché nella situazione e quindi, grazie all’ intervento di mio padre medico e di mio
fratello medico a Loreto An si è deciso di procedere all’ ospedalizzazione. Attivandoci col pronto
soccorso dell’Asl di Ariano, purtroppo non è stato possibile accedere all’ ospedale per la lunga linea di
ambulanze che aspettavano di poter accedere in sicurezza al punto ospedaliero. La giornata sarebbe
passata in attesa e mia madre che si contorceva dai dolori, non era in grado di sopportarlo così
abbiamo fatto dietro front e abbiamo deciso di rimandare l’ ospedalizzazione. Mio fratello e mio padre
si sono confrontati per iniziare a casa una terapia cortisonica e flebo di supporto per aiutare la
reidratazione .Con difficoltà, ma grazie all’aiuto di conoscenti e persone amiche, siamo riusciti a
trovare un infermiere, santo ragazzo, che è venuto a casa per somministrare le flebo a mia madre…
Mia madre dopo un primo accenno di ripresa forse legato alla sferzata del cortisone, è ripiombata
nuovamente nella situazione di astenia e disturbo gastrico, che le impedisce di alimentarsi. Ora il
medico curante ha attivato una procedura per richiedere il tampone per Covid-19 e anche se i sintomi
non sono quelli comunemente riscontrati nelle infezioni da Covid-19, si teme il peggio. Il mio è un
appello disperato: la situazione sta sfuggendo di mano e come i miei genitori, ci sono tante altre
situazioni di persone non curate e lasciate morire senza assistenza di nessun genere, senza poter
avere un barlume di conforto da terapie minime di sostentamento, come alimentazione parenterale,
monitoraggio della situazione e gestione dei sintomi, quando questi non siano riconducibili al Covid-
19. La Sanità in Ariano è al collasso, sicuramente come in altre parti d’Italia ma non posso pensare
che lei signor De Luca, possa aver chiuso la città senza mettere in sicurezza i cittadini al suo interno.
È vero che le misure debbano essere restrittive, ma la cortina di ferro che lei ha creato serve a
sbarazzarsi di tutti gli Arianesi chiudendoli nel cerchio della morte? È forse così che si sconfiggerà il
virus in Campania?
Sono indignata, ma ancora di più sono disperata, perché grazie allo scenario che lei ha creato ad
Ariano, isolandola e non garantendo la sicurezza dell’ospedale e dei presidi di cura e assistenza
sanitaria minima. I miei genitori stanno finendo i loro giorni nel peggiore dei modi, nell’angoscia nel
terrore e nella disperazione e come loro non voglio neanche immaginare quanti altri Arianesi stiano
soffrendo le pene dell’inferno. La invito a prendere in considerazione una mobilitazione seria ed
efficace, che sia di aiuto alla popolazione arianese, dove la politica lascia il posto all’umanità e dove ci
sia rapidità e presa di coscienza immediata delle condizioni di salute sul territorio. Lei, signor De Luca,
tutte queste persone le avrà sulla coscienza e più ne saranno, più le peseranno. Spero che Dio
l’assista, il suo non è un compito facile, ma è adesso che si fa l’Italia o si muore!
Ariano sta morendo dentro le sue mura: non la seppellisca nella polvere da viva!
Mi scuso per la mia franchezza ma credo sia l’unico modo per farle arrivare la mia richiesta disperata
di Aiuto, un grido di dolore che parte dal Canada!
Grazie
Giuseppe Guardabascio: ho chiamato persino i Carabinieri ma nessuno è venuto
“Assurdo! Nemmeno oggi vengono a farmi il tampone… inizialmente mi hanno detto di stare chiuso
nella stanza fino a quando sarebbero venuti, senza darmi una data precisa… mi sono arrabbiato
come una bestia e si sono ripresi per l’ennesima volta i dati, dicendo che verranno domani, poi si sono
giustificati dicendo che oggi non faranno tamponi a nessuno perché non ci sono e perché l’Asl ieri
sera aveva comunicato di non farli oggi… insomma non sapevano che dire!
Ho avuto la febbre dal 6 al 10 marzo, poi di nuovo dal 13 al 18 e la seconda volta, è stata
devastante… ho dormito per due giorni, non riuscivo a tenere gli occhi aperti, poi ho cominciato ad
avere difficoltà a respirare con dolori al petto, infine perdita di gusto e olfatto che ancora non recupero.
Ho chiamato tutti i numeri indicati: quello nazionale, quello regionale, il medico di base, numero Asl, il
118 e infine, anche i carabinieri… non si è fatto vedere nessuno e non mi ha chiamato nessuno fino
ad oggi. L’unica cosa che chiedevano era se avessi crisi respiratorie importanti, siccome avevo “solo”
difficoltà a respirare, hanno ritenuto opportuno non fare nulla!!! Sono rinchiuso in una cameretta da più
di 10 giorni, l’unica cosa che mi hanno detto di fare senza sapere se sono positivo o negativo, per il
resto abbandono totale! Ho provato a sentire pareri di diversi medici, ho fatto ricerche su siti
attendibili, purtroppo non c’è chiarezza… informazioni contrastanti, chi dice che si è contagiosi per 14
giorni dalla manifestazione dei sintomi, chi dice che lo si è anche dopo la scomparsa dei sintomi…
insomma ci si ritrova in balia delle onde, una cosa però l’ho capita: bisogna fare i tamponi a tutti! Io
sono stato coscienzioso e mi sono isolato senza sapere di essere o meno positivo, ma ci sono tante
persone asintomatiche che vanno in giro a contagiare gli altri senza saperlo! Poi ci meravigliamo dei
numeri impressionanti di morti e contagiati, che ogni giorno travolgono gli Italiani…
Continuiamo a cantare dai balconi e a scrivere che ce la faremo, con la disorganizzazione
degli ospedali e l’assenza totale dello Stato, la vedo molto dura… per uscire da questo incubo
ci vuole solo la dittatura come in Cina!”
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