“La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. Tanto i rifiuti industriali quanto i prodotti chimici utilizzati nelle città e nei campi possono produrre un effetto di bio-accomulazione negli organismi degli abitanti delle zone limitrofe”.
Queste parole di Papa Francesco delineano la portata delle sfide che abbiamo davanti su scala globale e locale. Il pianeta Terra è in pericolo: cambiamenti climatici e devastazione ambientali sono sintomi di un virus rappresentato da un modello di sviluppo che consuma risorse naturali a ritmi forsennati, in nome di una crescita illimitata che in realtà non fa che allargare il divario tra ricchi e poveri.
Se è vero, però, che la terra che ci ospita ci è stata data in prestito dalle generazioni future e non in eredità da quelle passate, dobbiamo fare la nostra parte e dobbiamo farlo ora.
Abbiamo bisogno di mettere insieme le migliori intelligenze e le migliori energie per immaginare nuovo modo di stare al mondo che sappia tutelare la salute e l’ambiente; per immaginare e costruire un futuro che abbia come pilastri l’economia circolare e di comunità, la tutela dell’ambiente, le bonifiche, la sanità pubblica, l’agricoltura, i diritti e la sicurezza sul lavoro, la solidarietà.
La Campania, in questo quadro, è il simbolo amaro dello scempio che un’idea malata di sviluppo può produrre su una terra di una ricchezza inestimabile: da troppo tempo, infatti, dobbiamo lottare ogni giorno contro un sistema criminale fatto da politica corrotta, imprenditoria deviata e camorra, che a braccetto hanno depredato il nostro territorio, inquinando aria, acqua e suolo, fino ad entrare nei nostri corpi. La storia di questa emergenza è, però, anche la storia di uno dei più grandi laboratori di democrazia dal basso d’Europa; la storia dei comitati che hanno resistito con radicalità e partecipazione senza mai arretrare: da Acerra, Pianura, Chiaiano, dai comuni vesuviani all’Irpinia, dai centri urbani alle campagne della cosiddetta Terra dei Fuochi, le donne e gli uomini della nostra regione non hanno mai smesso di difendere i beni comuni, l’ambiente, le comunità di appartenenza.
In questo contesto ci avviciniamo alle elezioni regionali del 20 e 21 Settembre, che ad oggi si annunciano come un teatrino sempre uguale a se stesso, perché le forze attualmente in campo sono rappresentate dagli stessi individui che hanno fatto da spettatori o addirittura da complici di questo sistema deviato. Tutti sperano che basti aggiungere una pennellata di verde ai programmi per guadagnarsi una credibilità perduta da tempo, magari approfittando dell’attuale emergenza sanitaria per produrre proclami che non si capisce perché non siano mai diventati, negli ultimi venti anni, programma di governo.
La politica in Campania ha fallito.
E oggi, per l’ennesima volta, tutte le principali forze politiche si presentano ancora con gli stessi interpreti e gli stessi candidati
Nulla cambia perché nulla deve cambiare.
In questi anni nessuna forza di governo e di opposizione ha affrontato con determinazione il dramma della devastazione ambientale. Anzi: spesso abbiamo dovuto ascoltare disquisizioni negazioniste che minimizzavano la catastrofe in corso. Questo, in una regione che conta migliaia di siti contaminati ed è prima in Italia per mortalità per tumore. Parliamo di migliaia di figlie e di figli, fratelli, sorelle, mariti, mogli, compagne e compagni di vita, padri, madri, amici, conoscenti che ci hanno lasciato troppo presto a causa del disegno criminale di sfruttamento della nostra terra.
In questi anni i movimenti, i comitati, le associazioni e i cittadini si sono mobilitati, hanno prodotto consapevolezza diffusa e immaginato alternative concrete, sostenibili dal punto di vista ecologico e sociale.
Nemmeno una volta, però, siamo stati ascoltati. Ecco perché riteniamo sia giunto il momento di compiere un passo ulteriore, interrogandoci insieme su come portare quelle battaglie che continueremo ad alimentare in ogni strada, in ogni piazza, in ogni sito inquinato, in ogni territorio anche nei luoghi della decisione.
Se non ci ascoltano dobbiamo arrivare laddove non potranno ignorarci.
Non si tratta solo di trovare questo o quel candidato “sensibile al tema” per accontentare una popolazione stanca e delusa, come una certa interpretazione ottusa del civismo ritiene di poter fare.
Si tratta di ribaltare la prospettiva e chiedere a tutte le forze sociali e politiche, che sentono l’urgenza di affrontare queste sfide, di contribuire con determinazione a farsi portavoce di questi temi e di queste istanze. Si tratta di costruire un progetto nuovo, che non abbia l’ambizione di rappresentare i movimenti ma che dai movimenti, però, si senta rappresentato.
Sogniamo, ma allo stesso tempo abbiamo ben chiara nelle nostre menti, una #Campania che finalmente sappia ripartire prendendosi cura e valorizzando le enormi risorse del territorio. Non più una torta da spartire tra malapolitica, clientelismo, camorra e malaffare. E siamo sicuri che questo sogno è un sogno condiviso, perché la tutela dell’ambiente e della salute sono la priorità di tante e tanti. Ne siamo sicuri perché non stiamo iniziando oggi, come tanti che provano ad improvvisare cartelli elettorali buoni per tutte le stagioni e utili a puntare sul cavallo vincente.
La storia dell’ambientalismo campano è una storia ventennale, spesso condotta lontano dai riflettori, fin quando il grande sussulto che ha scosso il pianeta di fronte alla crisi climatica non ha reso impossibile nascondere la polvere sotto il tappeto: quando una nuova generazione ecologista ha iniziato ad affollare le piazze del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti al Sud America, si è visto che chi denunciava la catastrofe aveva ragione da sempre.
Per questo è arrivato il momento che le donne e gli uomini del nostro territorio si riapproprino della politica, della partecipazione e del diritto a decidere del proprio territorio, respingendo chi puntualmente ha tradito il mandato. La pandemia e l’emergenza climatica ci raccontano che la salute e l’ambiente sono i temi attorno a cui si gioca la sfida del futuro.
Vogliamo lavorarci. Sappiamo che si può fare. Che si deve fare.
Non abbiamo più tempo da perdere: organizziamoci per riprendere parola, insieme, sulla nostra terra, sulla nostra vita, sul nostro futuro.
“Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali.” (Papa Francesco, Enciclica Laudato Sii).
#Incontriamoci sabato 4 luglio alle 18 a Taverna del Re per ripartire da uno dei luoghi simbolo dello scempio e della devastazione, lì dove da oltre vent’anni sono stoccate milioni di ecoballe di rifiuti e la cui rimozione è iniziata solo grazie alle battaglie di tutti e tutte.
Vediamoci a taverna del Re alle 18! #Insieme!
#maipiùcomeprima #StopBiocidio #OradiCambiare #ADifesaDellaNostraTerra
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