di Tonino Scala
Sono italiani, prima ancora, però sono esseri umani. Uomini e donne che vivono e lavorano qui da sempre. Ci sono, ma facciamo finta di non vederli. Sono invisibili pur essendo carne e ossa. Non solo le istituzioni, lo Stato, ma noi tutti nel nostro egoismo e nelle nostre paure, facciamo finta di non percepirli perché? Non hanno il permesso di soggiorno! Intanto vengono sfruttati nelle nostre campagne, lavorano nel campo dell’edilizia e quando non sono i caporali a tenerli in ostaggio, hanno la fortuna di entrare nelle nostre case per assistere gli affetti più cari, gli anziani talvolta i figli, ma a buon mercato.
Ha ragione il Ministro Bellanova, serve coraggio. Il coraggio di non girarsi dall’altra parte.
Abbiamo il diritto dovere di decidere da che parte stare noi tutti e soprattutto le istituzioni, lo Stato, chi governa.
Per fortuna c’è una parte della stampa italiana, e non solo, che grazie a inchieste che fan male, puntano i riflettori su una barbarie che non ha eguali nel mondo occidentale. Vicende che mettono i brividi, uomini, donne, bambini che vivono dove nemmeno le bestie potrebbero e dovrebbero vivere.
Lavorano dodici ore al giorno per pochi euro, questo lo impone la clandestinità, il loro doversi, per forza, togliersi il cappello davanti al caporale prima e al padrone poi.
Dormono in ghetti fatti di lamiere ed eternit in un inferno, dove gli abusi, visto lo stato tribale, non umano, sono all’ordine del giorno.
Vogliamo continuare a girarci dall’altra parte? Non basta indignarsi, non basta odiare gli indifferenti come ci ricordava Gramsci nei suoi scritti giovanili, la politica ha il diritto dovere di dare risposte.
La regolarizzazione del lavoro sommerso è un atto di civiltà non un favore a Salvini.
Basta rincorrere il populismo.
Ci sono decine di migliaia di persone sfruttate, invisibili, che vivono in baracche, in ghetti, come topi, utilizzati come schiavi proprio perché irregolari. Il Ministro Bellanova ha ragione da vendere “È una battaglia di civiltà cui non ci si può sottrarre”. È impopolare? E chi se ne frega!
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