di Floriana Mastandrea
Il Disegno di legge 1660 è stato appena approvato dalla Camera e prossimamente lo sarà al Senato. È un provvedimento autoritario, liberticida, classista, che, violando Diritto penale liberale, democrazia e Costituzione, regala impunità a chi detiene il potere, punisce chi manifesta e cancella reati come l’abuso d’ufficio. Se ne è discusso a Grottaminarda in un’assemblea pubblica, proprio mentre a Mirabella Eclano, ovvero a pochissimi chilometri di distanza, si svolgeva un pomposo e probabilmente inutile (almeno per l’Irpinia) G7 dei ministri dell’Interno, presieduto da Matteo Piantedosi.
“Se l’Irpinia attraverso il G7 viene portata al centro del mondo, deve emergere che è una terra di persone solidali e accoglienti, non come è stato pubblicamente dichiarato dai responsabili della Prefettura della provincia, che vorrebbe accogliere chi viene dal mare e non chi arriva via terra. Che ha da dire il G7 su questi temi? Bisogna far emergere l’Irpinia dei valori e la sua dignità politica, piuttosto che andare a piatire dal ministro Piantedosi col cappello in mano, senza porgli le questioni relative alle migrazioni e alle carceri, dove le condizioni dei detenuti sono tali da aver preoccupantemente aumentato il numero dei suicidi.” È quanto ha detto Stefano Kenji Iannillo, del Consiglio nazionale ARCI, durante l’assemblea Quale sicurezza? tenutasi presso la sala Thomas Menino del Comune di Grottaminarda (AV) e organizzata da Legambiente, CGIL, ACLI, UGS, Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, Arci Avellino. L’incontro in vista del corteo regionale del 4 ottobre contro il G7 ad Avellino, Nessuna persona è illegale.
“Si parla sempre del Sud, dimenticando che il più grande processo alle infiltrazioni mafiose si è tenuto in Emilia Romagna: il fenomeno è dilagato in tutt’Italia. Dobbiamo essere consapevoli che la mancata nascita e difesa di un tessuto produttivo inquina la vita del cittadino, anche se quest’ultimo teme più il migrante che possa rubargli la borsa, che il reato di mafia. Anche i sindaci si sono prestati allo spot che intende dare al territorio irpino un suo sviluppo, ma quale sviluppo ci viene rappresentato? Lo sviluppo dato dal lavoro stagionale, il lavoro del turismo? Come CGIL sappiamo che ciò significa lavoro povero, stagionale, mal pagato, non garantito, con tutte le attività illecite che ne derivano, a partire dal caporalato. È necessario costruire un percorso comune tra la battaglia parlamentare e la mobilitazione esterna, bisogna presidiare le piazze, opponendosi al Disegno di legge sicurezza, che corrisponde a un progetto politico autoritario che si delinea attraverso l’autonomia differenziata e il premierato e culmina nella costruzione di uno Stato-democratura, come in Ungheria. All’interno delle stesse forze di polizia ci sono sindacati, organizzazioni, militanti, operatori, che non condividono il Disegno di legge sicurezza, rappresentato come qualcosa che li tutela attraverso l’aggravamento dei reati. In realtà, loro vogliono vedersi riconosciute le loro vere professionalità e reali risorse contrattuali. Bisogna comprendere che i lavoratori della polizia di Stato, i carabinieri, la Guardia di finanza, sono lavoratori quanto gli altri: la polizia utilizzata per garantire un sistema di ordine pubblico non può essere l’ammortizzatore sociale dei drammi che vive il nostro Paese. Ricordo per inciso che Piantedosi è quel ministro che tre anni fa era il Prefetto di Roma e ha permesso l’assalto alla sede nazionale della CGIL”, ha concluso Fabrizio Spinetti, della Segreteria CGIL nazionale.
Rosaria Carifano, giornalista che ha moderato l’evento, nel cedere la parola a Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha ricordato come si sia passati dalle leggi ad personam di berlusconiana memoria agli attuali decreti contro la persona, criminalizzando, tra l’altro, l’attivismo. “Come Legambiente siamo stati a Roma in una piazza “esplosiva” contro il Ddl sicurezza, rispondendo a un invito della CGIL. Il dissenso dovrebbe essere inteso come opportunità di arricchimento, piuttosto che represso. In momenti delicati come questo, uno Stato dovrebbe ascoltare tutti per capire quali politiche mettere in campo. Lo Stato dovrebbe approcciarsi in maniera diversa su molti argomenti, è il caso, ad esempio, dell’articolo del Ddl che riguarda la canapa, la quale viene assimilata alle droghe più pericolose del mondo, dimostrando l’ignoranza verso l’argomento: la canapa contribuisce a creare tessuti, alla cosmesi, all’edilizia sostenibile. Un’ignoranza che si traduce nella banalizzazione della sicurezza, che intende la manifestazione del dissenso come disordine, pericolo e devastazione, invece che come arricchimento di proposte e vedute. Il nostro governo dovrebbe investire in sicurezza idrogeologica, sicurezza stradale, lotta all’inquinamento, bonifiche dei siti di interesse nazionale, lotta alle eco-mafie”.
Paolo Napolitano, dell’esecutivo nazionale UGS (Unione Giovani di Sinistra), ha sottolineato come, a seguito della criminalizzazione delle manifestazioni pubbliche, in qualità di attivista, se il Ddl 1660 fosse già andato in porto, avrebbe rischiato molte volte il carcere.
Il senatore Giuseppe De Cristofaro, di Sinistra Italiana, presidente del Gruppo misto del Senato e componente della Commissione Affari costituzionali, ha evidenziato come il governo metta in campo ogni escamotage per far passare le sue leggi in sordina, quasi sotto silenzio. “Al contrario, ha detto, serve clamore e tempo: più la gente è informata e consapevole, più si possono mettere in atto azioni per contrastarle. Questa destra, che si presentava come sociale, è in realtà una destra estrema che odia la Carta costituzionale e sta cercando con ogni mezzo di distruggerla e noi non possiamo restare certo a guardare”.
Alfredo Cucciniello, presidente provinciale Acli Avellino, ha riflettuto sul tema della povertà chiedendosi che risposte si possano dare sia rispetto a quella assoluta, che relativa. “Il G7 trasportato in questa provincia è probabilmente parte di una strategia di propaganda politica della destra in regioni governate dal centro-sinistra, come Campania e Puglia. Mi chiedo se abbia ancora senso oggi che siano 7 Paesi a ragionare su come governare il mondo, visto che le economie non dipendono più soltanto da loro, se si considera che un Paese come Israele, tiene in scacco il mondo intero ed ogni giorno è autore di stragi, non solo nella striscia di Gaza. Probabilmente sono superate anche le Nazioni Unite. Si parlerà al G7 delle guerre che stanno insanguinando il mondo? Non richiamano anch’esse un bisogno di sicurezza che preoccupa non solo gli Italiani? La sicurezza non riguarda forse anche le crisi idrogeologiche che ogni anno comportano un alto tributo di vite umane? E la sicurezza non riguarda forse come evitare di desertificare i nostri territori creando lavoro? E non riguarda l’emergenza sanitaria, nonché come abbiamo impiegato le nostre risorse progettuali rispetto al PNRR?”.
È intervenuta Adriana Guerriero (PD Avellino), la quale ha evidenziato come possa giustificare i sindaci che sono andati da Piantedosi, ma: “non li capisco. La vetrina del mondo data all’Irpinia è quella di qualche giorno, ma cosa sarà dal 5 in poi? Inoltre, è incredibile che a pulire strade e campagne siano stati i ragazzi di colore: una contraddizione, visto che se non li vogliamo accogliere, è contraddittorio utilizzarli per lavorare. In questi giorni mi ha colpito in particolare la domanda di un bambino di 8 anni: perché ora si chiama G7 e prima era G8? Il motivo per il quale la Russia non c’è, ci spinge a ragionarci e comprendere che se c’è un bambino che fa quella domanda, allora forse c’è ancora speranza di poter crescere dei bambini con i valori che abbiamo conservato e continuiamo a difendere”.
Un altro tema non affrontato dal governo, né dal G7, ha ricordato la moderatrice, “è la sicurezza delle donne, intesa non come presenza di polizia o inasprimento delle pene, ma come cultura e urbanistica delle città (conformazione e illuminazione), per concludere ricordando ciò che diceva Sigmund Freud: l’umanità ha sempre barattato un po’ di libertà per un po’ di sicurezza, ma se la sicurezza che baratta non è quella della partecipazione, ma della paura indotta, allora è uno scambio a perdere. Se lo scambio consiste nel cedere i diritti, non possiamo consentire che questo avvenga”.
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