di Floriana Mastandrea
“Lo sapeva Enea, era giovane, ma lo aveva già capito che il destino ce lo portiamo addosso come una seconda pelle, possenti, fumanti, inermi come quei vitelli, soffiando fuori la rabbia in un sibilo di dolore impotente e ipocrita. Facciamo finta, magari ci illudiamo pure, di combattere con tutte le nostre forze ma, in realtà, accettiamo a capo chino l’inevitabile, consci di un’atavica impossibilità a mutare la strada imboccata per noi dal fato, ma proviamo almeno a sbatterci un po’, per salvare la faccia […], pure quella marchiata a fuoco fin dalla nascita…”. Il protagonista dell’avvincente romanzo d’esordio di Cesare Carpenito, è un adolescente combattuto tra la sua condizione di nascita e la volontà di emanciparsi. Cresciuto da una coraggiosa ragazza-madre, la sarta Annina, che avvolta in un lutto perenne, custodisce il segreto della nascita del figlio, espiando una colpa senza redenzione, Enea studia presso il liceo, nella grande città, dove sogna di scappare da una realtà opprimente. La vicenda si snoda sullo sfondo di un borgo del Sud Italia di fine anni Cinquanta, il cui cuore pulsante è incarnato da una miniera di zolfo, che, se da un lato rappresenta una possibilità di “benessere” per la popolazione, nel contempo la costringe a un crudele destino, per la buona parte di essa già tracciato. Anche Enea sembra conscio di aver cucito addosso un destino da minatore: nonostante la grande passione per la musica, che lo porta ad esibirsi come trombettista nella banda del paese, lavora già nella “sacchettiera” delle miniere di zolfo. Enea e Ninetto, così diversi, eppure legati da una profonda amicizia, trascorrono la propria adolescenza, fra le arcane credenze custodite dagli anziani, la musica della banda del paese e la poesia appresa sui libri di scuola sgualciti.
Nell’arco di un’estate, la calma apparente del borgo e delle vite dei due protagonisti, si frantuma di colpo: quello che Enea crede essere un amore adolescenziale nei confronti della giovane Fortuna, figlia di Italo Barleri, avvocato e sindaco del paese, farà riaffiorare il segreto taciuto dalla madre, la quale con tutte le forze, cercherà di rendere impossibile l’avvicinarsi dei due ragazzi. Italo dal canto suo, non può permettere che il suo segreto riemerga dopo tanti anni e, seguendo la sua indole violenta, forgiata dalla propria storia familiare, intrecciata a quella del borgo, decide di intervenire, fino a tramare di far uccidere Enea. Caduto nella trappola, Enea sopravvive all’attentato e, dopo una sofferta convalescenza, sorretto dalla vicinanza di sua madre e del fedele Ninetto, scopre da Annina la verità sul proprio padre, autore dello stupro alla madre. Svelata la vera identità del padre, Enea perde ogni punto di riferimento e capisce che l’attrazione nei confronti di Fortuna, non era dovuta a un innamoramento adolescenziale, bensì a un legame fraterno. Travolto dallo shock emotivo, chiede aiuto a Ninetto, il quale si porta dentro una colpa inconfessabile: nel giorno dell’attentato ad Enea, infatti, egli è stato tratto in inganno da un tirapiedi del Barleri, che lo ha tenuto lontano dall’amico, per salvargli la vita. Enea richiede a Ninetto la fabbricazione di un ordigno rudimentale, con i materiali pirotecnici della bottega di fuochi d’artificio di suo padre: vuol piazzare una bomba nell’ufficio di Italo, solo per danneggiarlo. In realtà, intende portare a termine la sua vendetta fino alle estreme conseguenze, consapevole di non poter reggere la crudele verità, ormai fragorosamente dipanataglisi innanzi. Dopo aver ottenuto l’ordigno, rinuncia però, a coinvolgere Ninetto nel suo progetto. Alle prime luci dell’alba, Enea si introduce nello studio del Barleri: mentre piazza la bomba, sente la serratura del portone aprirsi, lasciando il lettore sospeso, in un finale aperto.
Una sorprendente narrazione di moderno Verismo, da cui emerge un realistico spaccato socio-politico, che ci induce a inevitabili domande: il destino è ineluttabile o possiamo imprimergli la direzione che desideriamo? Possiamo, con un duro lavoro e una ferrea volontà, sconfiggere i fantasmi che ci frenano a raggiungere il successo o la strada è segnata? Può la necessità economica sopprimere sogni, indole e diritti? Dilemmi fondamentali che consegnamo a ogni lettore, alla sua coscienza e alla sua esperienza.
Chi è l’Autore in breve
Cesare Carpenito, nato ad Atripalda (AV) il 6/10/1987, è laureato in Filologia, letterature e civiltà del Mondo Antico, insegnante liceale di Lettere. Strumentista, si è sempre esibito come violinista, soprattutto nella world music e nel cantautorato. Collabora con la redazione culturale del Quotidiano del Sud.
SULPHUR di Cesare Carpenito
Edizioni Il Papavero, 2021 (€ 20)
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