di Sirio Conte
Con la presentazione del disegno di legge per il Bilancio dello Stato 2025-27 il governo delle destre si ripropone come lo strumento fondamentale per l’offensiva dei ricchi contro i poveri.
E’, infatti, questa una manovra tutta dentro i vincoli delle compatibilità finanziarie imposte dalla Commissione Europea e del nuovo Patto di Stabilità: la crescita del PIL per il 2025 è ipotizzata intorno all’1,2% con effetti quasi nulli sullo sviluppo del paese nel quadro di un indebitamento pubblico che ormai tocca i 2.500 miliardi di euro. Un tema, che come un macigno, ostruisce ogni ipotesi di futuro per il nostro paese e che sembra non interessare per nulla il governo e le forze economiche che lo sostengono confermando la pratica, cara alla destra, che il debito arricchisce la speculazione mentre i suoi costi ricadono sulla popolazione ed in particolare su lavoratori e pensionati.
Sul fronte delle entrate sono completamente assenti misure di rafforzamento e di lotta efficace all’evasione. Tenendo presente il fallimento del concordato fiscale scaduto il 31 ottobre (essendo stati raccolti solo tra il 15% e il 20% degli importi previsti), mancheranno anche le risorse sufficienti per procedere ai tagli previsti dalla riforma dell’Irpef.
Manca del tutto una visione di politica industriale e rischiano di insabbiarsi persino quei pochi investimenti determinati in questi anni, soprattutto grazie al PNRR. Tramontano gli impegni sulla transizione ecologica mentre sul terreno delle crisi industriali, a partire dal comparto dell’automotive, si operano solo tagli agli interventi. Scandaloso è l’esempio del fondo per il trasporto pubblico locale laddove non si sono ascoltate nemmeno le richieste della Conferenza Stato Regioni che chiedeva un aumento del fondo di almeno 1miliardo l’anno, limitando il finanziamento alla ridicola cifra di 120 milioni che metterà in ginocchio interi territori. E cosa ancora più grave è che tutto questo avviene quando si stanziano cifre spropositate per un’opera dannosa oltre che inutile quale il ponte sullo stretto di Messina.
Di particolare gravità il definanziamento del Servizio sanitario nazionale, con aumenti minimi (1,3 miliardi, all’incirca lo 0,9% in più rispetto all’anno scorso), che sono largamente insufficienti di fronte alla crescita dei servizi dovuti all’invecchiamento della popolazione, alle insufficienze croniche dei servizi e all’emergere di nuovi bisogni sanitari. Nella realtà si sta smantellando il Servizio sanitario nazionale, mentre si favorisce il settore privato (evidenziando clamorosi conflitti d’interesse vista la partecipazione diretta di numerosi esponenti della destra alla proprietà di strutture sanitarie private). Aggiungiamo anche i tagli all’università e alla ricerca scientifica, oltre all’inasprimento della crisi della scuola pubblica. Infine appare un insulto alla miseria l’adozione di ridicoli aumenti di qualche euro alle pensioni più basse.
In questa situazione di effettivo disimpegno verso la transizione ecologica, la sanità, l’istruzione, il lavoro, registriamo invece un aumento delle spese militari (allocate sia nel Ministero della Difesa, nel MEF che nel MIMIT) di oltre il 12% nel 2025 e di ben 40miliardi di euro per acquisto e costruzione di sistemi d’arma in tre anni, dal 2025 al 2027. Nel 2025 la spesa militare sarà di 32 miliardi, di cui 13 per le armi. Si tratta di uno spreco di risorse enormi e anche eticamente insostenibili di fronte – come ci dice l’ISTAT- all’aumento della povertà assoluta e relativa. Ricordiamo che, sempre secondo l’ISTAT, gli italiani a rischio di povertà assoluta costituiscono il 25% della popolazione e oltre 4,5 milioni di italiani non si curano perché non possono permetterselo più.
Ecco perché occorre sempre più un alternativa radicale a queste politiche fallimentari ed antipopolari. Le forze progressiste devono ormai impegnarsi a sancire la fine della stagione neoliberista e costruire un progetto di paese basato sullo sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile. Questa linea deve manifestarsi già nel corso della battaglia di opposizione a questa legge di bilancio.
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