Morto e sepolto il fermento del pensiero meridionalista che fu, le regioni del Sud Italia sembrano sempre più condannate ad una inesorabile deriva.
L’introduzione della cosiddetta “autonomia differenziata”, prima di ogni altra cosa, mina le basi dei principi ispiratori della Costituzione Repubblicana, introducendo la retrocessione in categorie inferiori delle aree che storicamente fanno più fatica a riemergere; e questo comporterà un grave peggioramento dei servizi pubblici, non ultima la sanità.
Ancora, le agevolazioni fiscali in materia di decontribuzione del costo del lavoro nel Mezzogiorno sono state prorogate al 31 dicembre 2024 ma sussiste il fondato dubbio che possano non essere prorogate oltre; misura che, se dovesse essere confermata, scoraggerà le assunzioni e contribuirà ulteriormente a far aumentare la disoccupazione.
Inoltre, solo pochi giorni fa il Governo ha compiuto un ulteriore passo falso, a non voler pensare peggio.
In pratica, dal 2024 il Credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno è stato abolito per far posto ad una misura, la ZES Unica Sud, che doveva essere una grande occasione di sviluppo per le regioni meridionali e che prevedeva un credito d’imposta fino al 60% dell’investimento per le piccole e medie imprese di alcune delle regioni interessate.
Il 22 luglio l’Agenzia delle Entrate, a causa del numero importante di richieste pervenute, ha comunicato la riduzione del credito dal 60% al 17,6% del 60%: in pratica le PMI della Campania avranno diritto solo ad un credito del 10,5% dell’investimento.
Avendo il Governo deciso di stanziare solo 1.670 milioni rispetto ai 9.452 necessari in base ai progetti presentati, che avrebbero innescato un volume di investimenti fondamentale per rivitalizzare la nostra economia, la montagna governativa ha ancora una volta partorito il classico topolino.
La conseguenza immediata è che la gran parte degli investimenti ipotizzati non saranno realizzati, quella di medio periodo è che non ne deriveranno nuove assunzioni e quindi aumenterà ancora la disoccupazione.
Un altro duro colpo per il Sud e per le realtà imprenditoriali che volevano investire anche per rilanciare la nostra economia.
Non essendo uguali le posizioni di partenza del Mezzogiorno e del Nord Italia, sarebbe solo esercizio di retorica immaginare che non servano aiuti alle regioni meridionali; resta quindi da chiedersi se accontentarsi dell’interpretazione o se provare a proporre iniziative di protesta costruttiva.
Perché cambiare il meccanismo del Credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, sostituendolo con una ZES Unica per tutto il Sud e cancellando la perimetrazione delle precedenti ZES di competenza delle Regioni senza stanziare fondi sufficienti?
Solo per accentrare e svuotare le Regioni del ruolo di cabina di regia, raccontando la favola della rivoluzione economica meridionale?
Cosa bisogna aspettarsi, a questo punto, dai consiglieri regionali della Campania e da quelli irpini, oltre che dai parlamentari eletti nella nostra terra?
Cosa aspettarsi dalle associazioni di categoria delle imprese, primi soggetti ad essere colpiti in questa spirale da circolo vizioso?
Un colpevole silenzio non assolverebbe dal reato di ignavia.
Ed è per questi motivi che la CNA chiede che si firmi con convinzione per il referendum di abrogazione della legge sull’autonomia differenziata, che si proroghi il regime di decontribuzione per le assunzioni nel Sud e che, infine, il Governo aumenti lo stanziamento per sostenere gli investimenti presentati in regime di ZES Unica Sud.
Chi preferisce, si adegui invece all’omologazione del pensiero critico e resti nei ranghi di una falsa tranquillità colpevole.
Luca Beatrice
Presidente Provinciale CNA Avellino
Berardo Pesce
Segretario Provinciale CNA Avellino
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